Dopo l’interdittiva parla il direttivo del circolo Arci Farfallino di Lecco: «Forse ingenui, ma non siamo criminali»

Il direttivo del circolo Arci Farfallino di Lecco si dichiara estraneo alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo storico locale di Castello a inizio giugno è stato oggetto di un’interdittiva antimafia della Prefettura alla quale ha fatto seguito il provvedimento di espulsione dalla rete Arci decretato dal consiglio direttivo provinciale dell’associazione.

Secondo il gruppo interforze antimafia, vi sarebbe stato «un effettivo rischio di contaminazione mafiosa, attraverso la contiguità con elementi appartenenti a sodalizi criminali operanti sul territorio».

Un convincimento che ruoterebbe attorno alla figura del vicepresidente del circolo Farfallino Giuseppe Mazzei, coinvolto nell’indagine “Oversize” (processo per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata a vario titolo al traffico di droga e armi) al termine della quale è stato condannato a una pena di 9 anni.

Presidente, segretario e membri del direttivo, ormai dimissionario, spiegano quanto accaduto in questi termini: «Possiamo forse essere stati ingenui, ma non ci stiamo a passare per delinquenti. Conoscevamo vagamente alcuni trascorsi passati di questa persona, ma nessuno ci aveva mai avvisato prima di situazioni attuali e di questi rapporti. Forse c’è stata ingenuità, ma ribadiamo che il circolo non era infiltrato dalla criminalità organizzata».

Secondo i frequentatori del Farfallino, Mazzei si vedeva solo per qualche ora la domenica pomeriggio.

Il direttivo ricostruisce poi come si è arrivati alla nomina di vicepresidente: «Un anno fa c’era da rinnovare il consiglio e nessuno voleva candidarsi. E allora abbiamo deciso di farlo noi, con spirito di servizio, per portare avanti un luogo che fa aggregazione. Mancavano ancora persone per completare il direttivo e si è candidato anche lui».

Mazzei avrebbe quindi raccolto i voti necessari per l’elezione nel consiglio, quindi poi al momento della suddivisione delle cariche si sarebbe proposto, ottenendola, per la vicepresidenza.

Infine il direttivo del circolo Farfallino, impegnato in questi giorni alle ultime incombenze per ottemperare anche formalmente alla chiusura, contesta il metodo: «L’1 giugno abbiamo approvato il bilancio del nostro primo anno di gestione con un leggero attivo. Il 3 giugno c’è stato notificato il provvedimento della Prefettura e poi siamo stati noi a informare l’Arci. Dopo tre giorni ci hanno detto che era stata decretata l’espulsione: avremmo voluto essere informati della riunione e poter spiegare le nostre ragioni».

L’Arci, con una nota, negli scorsi giorni aveva spiegato la propria decisione stabilita all’unanimità, prendendo le distanze dai contenuti dell’interdittiva: «Preso atto della gravità della situazione descritta negli atti portati alla nostra attenzione, verificato che la condotta del Circolo non ha rispettato le norme etiche dell’Arci, esprimendo con fermezza la presa di distanza dalla situazione che si è venuta a creare, il consiglio direttivo ha decretato l’espulsione dalla rete Arci».

Il circolo Farfallino aveva poi cessato l’attività (principalmente bar, biliardo e fino a prima del Covid sala ballo) chiudendo i battenti domenica 16 giugno.

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