Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 15 Marzo 2018
Dopo l’aggressione messaggi in rete
Il sindaco: «Convocheremo riunione»
Chiesa in Valmalenco, il primo cittadino Longhini: «Il problema dell’alcol c’è ed è purtroppo una piaga sociale». Proseguono le indagini dei carabinieri per ricostruire la vicenda. Online spuntano “minacce”.
“Ridi adesso che poi quelli che ridono siamo noi vai tranquillo”. Questo il messaggio testuale affidato alla rete all’indomani dell’aggressione al giovane malenco che aveva mal digerito una battuta di pessimo gusto sull’amico disabile che era con lui. Un messaggio finito nelle mani dell’avvocato che ha preso a cuore questa storia e che si è offerta di rappresentare il ragazzo che a causa di quel pestaggio è finito sotto i ferri a Milano e ora è a casa in convalescenza con una prognosi di 40 giorni. «Gli sono saltati addosso. Lo hanno pestato a sangue, mentre era a terra inerme. Gli hanno spaccato lo zigomo. Credo che basti questo - tiene a dire il legale Paola Verga - per fare capire di chi e che cosa stiamo parlando: ragazzi in branco, senza freni e senza regole che anziché riflettere sull’accaduto, infieriscono e rilanciano. Per me il messaggio finito in rete è una minaccia fatta e finita. Vedremo».
Intanto le indagini dei carabinieri di Chiesa in Valmalenco proseguono a ritmo accelerato. Si vuole arrivare il prima possibile a delineare un quadro dopo la denuncia presentata in caserma dal giovane 26 anni finito in ospedale. Si sa della presenza di due gruppi di ragazzini: un gruppetto di tre, tra i quali una minorenne identificata che a quanto pare aveva bevuto parecchio, e un altro più nutrito sopraggiunto poco dopo. Sarebbero stati questi ultimi a tirare calci e pugni al giovane che però di quella sera non ha ricordi molto nitidi e questo fa pensare che anche lui abbia alzato troppo il gomito.
Ci sono anche testimoni oculari, ovvero gli avventori di un bar lì vicino che sono prontamente usciti a dare una mano al poveretto, oltre al ragazzo disabile che quella sera stava andando a prendere l’auto per riportare a casa l’amico quando è scoppiato il finimondo.
Una volta rimesso in piedi, il malcapitato si è diretto prima dalla guardia medica che ha consigliato al giovane di curarsi con del ghiaccio, poi si è rivolto all’ospedale di Sondrio, che dopo l’esito della Tac lo ha invitato a contattare il maxillo-facciale di Monza. E di lì è finito al Niguarda di Milano. Insomma, un doppio calvario che si sarebbe potuto evitare solo infischiandosene di quelle frasi irrispettose. Ma chiunque, probabilmente, nei suoi panni avrebbe fatto lo stesso.
«Quello dell’alcol è un problema. Un problema diffuso che non tocca solo il mio Comune. Ma non ho intenzione di starmene con le mani in mano perché alla vita dei giovani ci tengo. Sono loro il nostro futuro». Il sindaco di Chiesa in Valmalenco, Miriam Longhini, commenta così l’accaduto. «Ho appreso la notizia dalla stampa perché sono fuori valle da alcuni giorni, mi sono messa in contatto con i miei amministratori e con le forze dell’ordine. Appena rientro ho intenzione di approfondire la questione convocando una riunione. Sarà l’occasione per fare il punto e decidere il segnale forte mandare alla popolazione. Tengo a sottolineare che il controllo del territorio c’è ed è efficace. Qui stiamo parlando di episodi isolati che riguardano alcuni giovani».
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