come ogni anno, nonostante la crisi, i tagli alla cultura, gli scioperi degli artisti, la “prima” della Scala si conferma uno degli avvenimenti musicali più seguiti dell'anno e non soltanto per l'Italia.
Tra due giorni andrà in scena uno dei massimi capolavori musicali di ogni tempo, il “Don Giovanni” di Mozart e Da Ponte, diretto da Daniel Barenboim, che oltre a essere un grande musicista è stato in grado di unire israeliani e palestinesi in un'unica orchestra. Ma il mito del seduttore è ancora vivo oggi?
Nell'epoca della tecnologia trionfante, della crisi dei rapporti umani e dell'emancipazione femminile, il “Burlador de Sevilla” non rischia di essere una caricatura di se stesso, con il suo catalogo di donne e un non tanto nascosto “celodurismo” di riporto?
Angelo Carabelli
Lecco
Caro Carabelli,
il mito del conquistatore, del Casanova seduttore con tanto di memorie d'alcova, non morirà mai perché fa parte della parte “animale” della specie umana, che nessuna tecnologia potrà mai del tutto sconfiggere.
Don Giovanni che sfida la vita ogni attimo che passa continua ad affascinarci, con le sue prepotenze e il suo sfrenato “maschilismo”, perché, in altre forme, il suo desiderio di affermazione è lo stesso che caratterizza la nostra società, spesso improntata sulla competizione e la sopraffazione, sull'inganno e la furberia.
E' vero però che la seduzione, oggi, ha preso forme diverse e più sottili, rispetto a quella un po' rozza e maschia di don Giovanni Tenorio: ogni giorno, per esempio, siamo ammaliati dalla pubblicità, dalle lusinghe di prodotti che fino a un attimo prima non conosciamo e subito dopo diventano indispensabili. E in quel caso il “catalogo” è imposto e non conquistato sul campo.
Vittorio Colombo
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