
Tre ragazzine uccise da una mamma fuori di sé e una città che si scopre solidale, vede le tante comunità che la compongono parlarsi, dà il via a un dialogo tra cattolici e musulmani che lo stesso cardinale Angelo Scola indicherà come esempio. E poi, subito dopo, il ciclone di Metastasi, con la Procura di Milano arrivata a scoperchiare la pentola in cui bollono mefitici i rapporti tra ‘ndrangheta e politica.
Due immagini forti per il 2014 di Lecco, anno settimo della Grande Crisi. Altre centinaia di posti di lavoro in fumo, e noi a sgranare ancora il rosario delle
fabbriche chiuse e delle aziende fallite. Insegne storiche che si spengono; su tutte - simbolicamente – il sogno della Leuci che si è rattrappito, nonostante l’intelligente lotta dei suoi lavoratori. Avrebbero meritato almeno una benemerenza civica, ma questa città di don Abbondio si è chiusa nel bizantinismo burocratico dei regolamenti.
Gliela assegniamo noi, allora: sul palco del Teatro della Società facciamo salire idealmente quelle tute blu e il loro progetto di una Città della Luce. Adesso dicono che potrebbe diventare una Città del Cinema e l’idea sarebbe pure intelligente. Ma temiamo resterà – anche questa – solo un’idea.
Mugugnano, i lecchesi. Fanno scandalo le siringhe che emergono da piazza Affari e il Natale in centro drammaticamente povero di idee e colori, con quell’albero spoglio in piazza con rifiuti tra le radici. La Giunta Brivio, a pochi mesi dal capolinea, non brilla per attivismo, a voler essere molto buoni. Eppure sarebbe ingeneroso prendersela solo con l’amministrazione cittadina, perché è tutto il sistema Lecco che sembra non avere più un timoniere all’altezza, una guida che mai come in questo momento di crisi nera sarebbe preziosa.
Comune e Camera di Commercio hanno lanciato per la prossima primavera gli Stati Generali di Lecco, il momento in cui la città e il territorio dovrebbero guardarsi in faccia e pensare un futuro. Davvero un’ottima trovata, al netto dei sorrisini di chi ci vede uno spottone elettorale per Virginio Brivio e Vico Valassi, che vorrebbero conservare il loro posto (e la campagna elettorale per i rispettivi enti è solo all’inizio). Ottima idea, quella degli Stati Generali, ma grandemente in ritardo. Si sono persi anni preziosi, proprio mentre la crisi picchiava sempre più duro, nell’illusione che la corazza d’acciaio dell’impresa lecchese avrebbe tenuto. L’Expo è alle porte e pochi hanno ancora capito cosa proporrà Lecco, troppo impegnata a guardarsi l’ombelico.
«Ai lecchesi servirebbe una scala altissima per vedere oltre il Resegone», diceva il dottor Giacomo Corno, che se ne è andato a 86 anni con la sua mente ancora lucidissima, anche quando si trattava di bacchettare la chiusura mentale di troppa classe dirigente locale. Con le sacrosante eccezioni, per fortuna. Perché le imprese che hanno scommesso sull’innovazione esportano e vanno bene, trovano ancora la forza di sostenere la cultura e la solidarietà sul territorio, provano ad alzare lo sguardo. Ma restano, ahinoi, benemerite mosche bianche. Questo ramo del lago scolora, mentre Como celebra tronfia la sua Città dei Balocchi.
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