Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 15 Marzo 2019
Dissequestrato il rifugio ai Barchi
«Non posso aprire, troppi danni»
Chiesa in Valmalenco, conclusi gli accertamenti nella proprietà di Giorgio Del Zoppo: «Mi hanno impedito di mettere i locali in sicurezza, ora ho tubature e pavimenti da rifare».
Le indagini sono tutt’altro che concluse, ma almeno alcuni accertamenti si possono dire in porto. Via i sigilli, quindi dal rifugio di Giorgio Del Zoppo, l’ultimo - a quanto è dato sapere - ad aver visto ancora in vita Mattia Mingarelli, l’agente di commercio di 30 anni, originario di Albavilla (Como), trovato senza vita nei boschi della Valmalenco la vigilia dello scorso Natale, dopo essere stato dato per disperso il 7 dicembre. Una morte sulla quale si sono fatte mille congetture: dall’incidente (ipotesi oggi che sembra la più avvalorata, anche se molti dubbi restano), al malore, sino all’omicidio.
Di qui gli accertamenti, accuratissimi, che la Procura ha disposto sin dalla denuncia della scomparsa del comasco, salito in quota con il suo cane Dante (poi ritrovato a vagare in zona) per trascorrere un fine settimana nella casa che la famiglia aveva preso in affitto in Valmalenco a un centinaio di metri dal rifugio.
Fu perquisita la casa del giovane, e il rifugio Barchi, dove Mingarelli si è recato per un aperitivo prima di eclissarsi nel nulla. Vane le ricerche che per giorni mobilitarono volontari e persino cani molecolari dal fiuto infallibile. Il corpo di Mattia sarà poi trovato settimane dopo, sul limitare del bosco.
Nulla è dato sapere sulle indagini in corso. Né sugli esiti degli esami tossicologici eseguiti sul corpo della vittima e del dna sui reperti sequestrati al rifugio ai Barchi, il cui proprietario Giorgio Del Zoppo, che in zona tutti conoscono come “Il Gufo”, ha vissuto settimane da incubo sotto i riflettori della cronaca e con gli occhi dei compaesani puntati addosso. Ma non è mai stato indagato. Solo sentito come “persona indagata sui fatti” e ai magistrati ha sempre ribadito la sua verità: «Mattia ha trascorso da me alcune ore. Abbiamo bevuto vino rosso, mangiato prosciutto crudo. Poi se ne è andato. Altro non so».
Nei giorni scorsi la Procura ha dissequestrato l’auto di Mattia - rinvenuta posteggiata ai Barchi - e il rifugio di Del Zoppo, che ha dovuto rinunciare a lavorare durante la stagione invernale, la più redditizia dell’anno. La casa di vacanza dei Mingarelli ha invece ancora i sigilli. «Purtroppo non posso riaprire, nemmeno ora, e approfittare della Pasqua. Mi sono ritrovato il rifugio con danni inimmaginabili: tubature saltate, piastrelle “saltate”... è un disastro. Io l’avevo detto agli inquirenti che avrebbero dovuto farmi mettere in sicurezza il locale, che l’acqua nelle tubature non andava lasciata, ma non mi hanno mai dato il permesso di intervenire e così oggi mi ritrovo in questa situazione. Certo, mi dispiace per il ragazzo che è morto, ma scusate, io cosa c’entro. A me i danni chi li paga? Ho perso la stagione, ho il rifugio sottosopra dopo 90 giorni di sequestro... Qui ci sono almeno 50mila euro di danni. E non penso di passare per una persona insensibile. Io con il rifugio di vivo. Lo chiedo a voi: è giusta una cosa così?»
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