Di Nunno provoca: «Non metto i soldi per l’iscrizione in C»

«Non farò la fidejussione da 350 mila euro necessaria per l’iscrizione in serie C». Parole e musica del proprietario del Lecco, Paolo Leonardo Di Nunno ai microfoni del programma Unica Calcio Lecco condotto da Mario Servillo, intervenuto per fare il punto sulle scadenze in vista della prossima stagione e sulla trattativa per la cessione all’imprenditore Aniello Aliberti.

«Non ho i soldi, devo pagare gli altri debiti - ha spiegato Di Nunno - ho detto al Comune di Lecco di chiedere un’apertura di credito di 350 mila euro per l’iscrizione in serie C. Mi è stato risposto che proveranno a cercare un imprenditore disposto a farlo».

Il patron spiega di aver pagato, proprio ieri, i 500 mila euro degli stipendi arretrati di aprile, altra condizione fondamentale per ottenere l’accesso al campionato di Lega Pro. «Ora sto vendendo la casa che ho in centro a Milano. Nei prossimi giorni firmerò l’atto e pagherò gli stipendi e i contributi di maggio e giugno».

Ma queste stesse cose le aveva dichiarate già un mese fa: «Ho venduto la casa di via Anfossi per pagare gli stipendi».A meno che non stia svendendo tutto il proprio patrimonio immobiliare, le dichiarazioni di Di Nunno appaiono più strategia. Anche perché, dopo aver dichiarato che non versa la fidejussione afferma: «Sono una persona seria. I creditori aspetteranno, ma non posso fallire. Il Lecco non lo lascio in tribunale, lo lascio al Comune», aggiunge il patron.

Senza la fidejussione in tempo utile però (soldi che poi ritornano, precisa il patron), i blucelesti rischiano di passare dalla B alla…scomparsa. «Ci sono ancora otto giorni - ha aggiunto Di Nunno - . Oggi mi ha telefonato il presidente della Lega per sapere cosa ho intenzione di fare. Non ho mai avuto debiti, li ho adesso perché la serie B costa quattro volte C».

Ma la trattativa con Aliberti? «Gli ho chiesto un milione, un milione e mezzo. Non deve preoccuparsi, i 2,6 milioni di debiti li pagherò io, almeno per quanto riguarda stipendi e contributi. Resterà un milione di arretrati per i lavori allo stadio. Ma è un problema del Comune: 500 mila euro restano ancora a carico mio, ma gli altri 500 mila dovrà metterli il Comune, altrimenti porto via pure i lampioni». Quanto all’ipotesi che Di Nunno possa restare in società con una quota del 30%, l’interessato non nega: «Ho detto ad Aliberti che se ha bisogno di un socio, posso farlo io».

Insomma, come sempre tutto e il contrario di tutti. Ma anche Aliberti, seppur Di Nunno non abbia smentito la cifra debitoria del passaggio societario, sembra ciurlare un po’ nel manico quando dice, per esempio, che gli sponsor ammontano solo a 270mila euro. Risulterebbe infatti che a bilancio per la scorsa stagione è stato messo quasi un milione di euro di sponsorizzazioni.

Insomma, pare proprio che i due (Di Nunno e Aliberti) se le stiano suonando di santa ragione. Uno vuol vendere rimettendoci il meno possibile, l’altro vuol comprare spendendo pochissimo per dirottare i denari a sua disposizione (anzi, a budget) sulla prossima stagione. Con la differenza che Di Nunno è abituato a giocare d’azzardo, mentre Aliberti meno.

È l’ultimo bluff quello del patron? Conviene “vederlo”? Una sola cosa è certa: se non si iscrive, il Lecco non fallisce ma perde (svincolo d’ufficio) tutto il parco giocatori, Buso compreso (valutato tra i 500mila euro e il milione di euro), gli investimenti fatti nelle strutture. E perde soprattutto ogni valore sportivo. Titolo compreso, visto che si perderebbe la matricola d’iscrizione. Insomma, non sarebbe fallito, ma non varrebbe più nulla. A chi giova?

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