Cronaca / Lecco città
Lunedì 01 Febbraio 2016
Della Vedova insiste
Popolare e Creval
matrimonio da fare
Il senatore: le turbolenze dei giorni scorsi dimostrano che il mondo del credito dovrà cambiare, senza fusione in cinque, sei anni spariranno entrambe
Non una questione di management e neppure di negoziazioni - «le differenze si possono superare e gli accordi si trovano»- o di giudizi sui due istituti, le loro scelte o le loro storia, quanto piuttosto una scommessa da vincere per il futuro stesso di Valtellina e Valchiavenna. Una scommessa che si chiama fusione.
All’indomani della presentazione della lista alternativa per il rinnovo di cda e collegio sindacale del Credito valtellinese, è il senatore tiranese Benedetto Della Vedova, studi economici alla Bocconi e un ruolo da sottosegretario agli Esteri nel governo Renzi, ad affrontare il tema delle banche locali. E a farlo al di là e al di sopra di qualsivoglia giudizio di merito sulle due realtà locali, guardando all’oggi, ma soprattutto al domani.
«Le turbolenze dei giorni scorsi del sistema bancario italiano e anche dei mercati internazionali - dice Della Vedova - mostrano una volta di più che i tempi tranquilli in cui i vascelli di piccole dimensioni, guidati un nocchiero molto bravo, potevano andare molto lontano sono finiti. Quanto accade oggi a Monte Paschi, al netto di errori e processi, è emblematico di un mondo destinato a cambiare. Monte Paschi che ha fatto la ricchezza del suo territorio in dieci anni, non avendo accettato la sfida del mutamento, si è ridotto come è oggi. A svantaggio di tutto il territorio». Un monito secondo Della Vedova anche e soprattutto per i due istituti di credito della provincia: Creval e Banca Popolare di Sondrio.
«Non sta a me dare giudizi sul passato delle due banche, sulle differenze nella gestione e sui risultati raggiunti - insiste il senatore -, però io vedo i numeri che sono stati riproposti in questi giorni e so quello che le autorità economiche e finanziarie europee sostengono essere necessario per il sistema bancario ovvero un’accelerazione del consolidamento che significa fusione».
Della Vedova è certo che se i manager dei due istituti decidessero per rimanere separati in vista della trasformazione in società per azioni, da qui a cinque, sei anni le banche valtellinesi sparirebbero. «Non ci sarebbero più - dice -, ci sarebbero piuttosto grossi istituti nazionali che le avranno inglobate al termine di negoziazioni e promesse di mantenere questo o quell’altro. Promesse che però durano lo spazio di un mattino, troppo aleatorie per fornire garanzie durature. Rimarrebbero gli sportelli, forse, ma la testa e il cuore delle banche sarebbero altrove. E trattandosi di banche senza una vera proprietà, ma banche cooperative con un azionariato diffuso sul territorio, i proprietari di azioni rischierebbero di trovarsi con dei micropacchetti di banche che poco o nulla hanno a che fare col territorio». Secondo Della Vedova in quel caso non resterebbe che ritrovarsi a parlare dei fasti passati, di quando c’erano due banche locali che figuravano tra le migliori in Italia.
Ma se anche la scommessa di rimanere arroccate sulle proprie posizioni, risultasse vincente - «e un qualsiasi bookmaker londinese pagherebbe una posta altissima per questa eventualità» -, secondo Della Vedova per le banche non si avrebbe una situazione differente da quella prevista nel caso di fusione. Insomma la scommessa vincente resta una e una soltanto.
«Anche un istituto valtellinese unico, con spalle larghe e gambe robuste avrebbe un cammino complicato - dice il senatore -, ma potrebbe essere protagonista nel sistema del credito. Un’industria nella quale eccelliamo come territorio e che invece rischiamo di perdere con conseguenti pesanti ricadute sull’intera provincia». Il senatore è convinto: senza l’industria del credito, la Valle perderà tutto.
«Confido che i management che hanno fin qui gestito bene i due istituti di credito - il monito che suona come appello di Della Vedova - abbiano la lungimiranza di fare scelte nell’interesse di tutti. Bisogna ragionare come le industrie tecnologiche: unirsi e trovare sinergie che sono l’unica chance per mantenere l’eccellenza del credito in loco con un azionariato per lo più valtellinese.
Le differenze tra le due banche ci sono, ma negoziando si possono trovare gli accordi. Se dovessero invece prevalere i campanilismi e la logica delle casacche - conclude il senatore tiranese -, allora prevedo seri problemi per l’intera valle».
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