Cronaca / Lecco città
Domenica 08 Ottobre 2017
Daverio, una pop star dell’arte
«Sbagliato catalogare la storia»
Un successo annunciato l’incontro con il critico e personaggio tv
Lettura controcorrente degli stili artistici, con numerosi riferimenti all’oggi
Tutti i 350 posti a sedere occupati e molta gente in piedi: così l’altra sera l’auditorium della Casa dell’economia ha accolto il critico d’arte Philippe Daverio invitato dal Fai di Lecco a parlare del “tempo delle cattedrali”, primo dei tre incontri sul tema. Un successo annunciato, visto il personaggio. E la riprova di come fare cultura a Lecco non sia assolutamente tempo sprecato quando le iniziative sono di alto livello come questa.
Excursus ricco di aneddoti
Ma veniamo alla serata, in cui Daverio - presentato da Gaetana Santini, presidente della delegazione lecchese del Fondo ambiente italiano - s’è preso letteralmente tutta la scena (e tanti applausi), da vera pop star dell’arte. Cattedrali? Sì, ma non solo. Da vulcano di cultura e di scienza qual è non si poteva pretendere da lui una lezioncina di maniera, quanto un affascinante excursus ricchissimo di aneddoti, date, personaggi e stili che hanno fatto la storia dell’Europa.
C’è un po’ da perdere la testa, quando Daverio parla: sa affascinare anche quando parla dei normanni, perché la sua storia delle cattedrali è tutta un intreccio di popolazioni che hanno dominato l’Italia e l’Europa e di stili architettonici che si sono susseguiti nei secoli e che il diciannovesimo secolo ha in un certo senso banalizzato. Valga il concetto base del suo intervento: «Tutti siamo andati a scuola dove ci hanno insegnato che prima c’era il romanico, poi il gotico e poi ancora il cosiddetto rinascimento in cui ha prevalso la voglia di rifare gli antichi. Ma sono parametri obsoleti, frutto di un’eredità bizzarra. Catalogare la storia è un errore. Lo stesso rinascimento, cos’è? Una forzatura. E vorrei che vuoi tornaste a casa almeno con l’idea che si possa sconvolgere questo parametro scolastico».
Rompere gli schemi restando rigoroso alla storia, insomma: questa la missione culturale di Daverio. Una tesi portata avanti per arrivare anche a parlare dell’Europa fondata su stili architettonici molto diversi tra loro e, sul finale, anche per lasciarsi andare a qualche confessione più privata legata all’attualità, come quando Daverio ha spiegato di essere un sostenitore dell’indipendenza della Catalogna, convinto com’è della forza dell’Europa delle regioni e non delle nazioni.
Schiacciata tra due giganti
Quanto all’Italia, «il rischio è che finisca ancora una volta messa da parte dall’alleanza tra Macron e la Merkel».
Ma di tutto questo Daverio parlerà nel libro che proprio l’altra sera, prima di venire a Lecco, ha detto di avere finito di scrivere.
“Finalmente ho capito l’Italia”, così si intitolerà la nuova proposta di Daverio, ha ripetuto a incontro concluso quando, finalmente con il suo bicchiere di adorato gin tonic in mano, s’è intrattenuto a lungo per saluti e autografi. C’è da aspettarsi ancora scenari inesplorati da questo personaggio che dell’andare controcorrente ha fatto un’arte.
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