Economia / Valchiavenna
Martedì 26 Gennaio 2016
Da Milano alla Valle: «L’attività si inventa
dove c’è mercato»
La prima torrefazione in Valchiavenna. L’esperienza del fondatore, ingegnere cinquantenne. «Qui mancava una fabbrica del caffè. Ma resto piccolo».
Mollare la metropoli e una vita con ritmi da supermercato per una nuova strada, fatta di lentezza, qualità e legame col territorio. Senza arrivare al cosiddetto donwshifting, cioè l’abbandono dell’attività lavorativa per la riconquista del tempo libero, ma, anzi, guardando al futuro anche dal punto di vista imprenditoriale.
È questa la scelta fatta dall’ingegnere cinquantenne Rodolfo Lattuca, da poco più di una settimana titolare del “Caffè del Crotto”, unico punto di torrefazione e vendita artigianale di caffè della Valchiavenna. Nell’immobile di un vecchio crotto di Pratogiano, Lattuca ha costruito, dopo aver recuperato il locale, un impianto per la torrefazione di sua ideazione.
Nello stesso locale vende il prodotto finito. Rigorosamente al dettaglio. «Questa idea – spiega – non nasce per caso, ma da una attenta analisi del tessuto economico del territorio. Un territorio fortemente vocato dal punto di vista eno-gastronomico. Mancava, a mio avviso, il caffè, che non è un prodotto ignoto in valle visto il legame passato molto forte con le attività di contrabbando». Direttore del settore Ricerche di Mercato e Sondaggi del Laboratorio di Ricerca Nikola Tesla di Opera, il milanese di adozione ma siciliano d’origine Lattuca ha deciso di spostare la sua attività in riva al Mera.
«Questo grazie alla relazione con una chiavennasca, proprietaria del locale. Ho conosciuto la Valchiavenna tre anni or sono. Fino a quel momento non conoscevo che la brisaola. Ovviamente quella industriale, ben diversa da quella che si mangia qui». La produzione del “Caffè del Crotto” è assolutamente di nicchia: «Ho frequentato corsi di altissima specializzazione prima di iniziare. Per fare un’ottima torrefazione vale la regola delle tre “O”: olfatto, occhio, orecchio. Durante la tostatura il caffè manda odori, cambia colori e produce suoni indicativi per l’ottenimento di una torrefazione perfetta. Uso solamente caffè di altissima qualità proveniente dal centro Africa. La torrefazione avviene con un procedimento lungo, circa 30-40 minuti contro i 10-12 di quella industriale, e usando solo legno di rovere». Nel punto di Pratogiano viene venduto il caffè in polvere , macinata al momento, o in chicchi. «Non sono interessato alla competizione col prodotto industriale. Quindi nessuno vedrà mai il mio caffè nei supermercati. Non voglio nemmeno far concorrenza ai bar, infatti non faccio somministrazione anche se è possibile assaggiare il prodotto prima dell’acquisto». E i prezzi? Non alti come si potrebbe pensare. In linea, grosso modo, con quelli dei prodotti di gamma più alta trovabili in tutti i supermercati.
Due sono i canali scelti da Lattuca per legarsi al territorio: «Il primo è la scelta dei nomi per le miscele. Da Bertacchi a Sorel, da Mera a Caurga fino a San Lorenzo. Quest’anno abbiamo scelto Bertacchi e la poesia “Un moment de nostalgia” per l’etichetta. Il secondo è la scelta di non fare pubblicità ma di spendere quei soldi per un festival della cultura a cadenza annuale che stiamo organizzando con l’aiuto degli studenti del Leonardo Da Vinci». La prospettiva a medio termine è quella di ampliare l’attività, senza perdere il carattere artigianale. Più punti vendita sparsi in altre città con Chiavenna come motore dell’iniziativa e punto di torrefazione: «La speranza – conclude Lattuca – è quella di creare anche qualche posto di lavoro».
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