Tanti ragazzi di Bergamo si stanno organizzando per non perdersi lo spettacolo, a costo di tirar matti i genitori divisi tra un «vai giù in treno ma poi a che ora mi torni, all'alba?» e «ti accompagno io ma la prossima volta me lo dici prima di prendere il biglietto». Ma cos'hanno di speciale sti Blink 182? Alessandro, 15 anni, studente al liceo scientifico Lussana, andrebbe a Bologna a piedi se fosse necessario: «Li amiamo per i ritmi veloci, per il suono punk e i video divertenti. Sono spiritosi. Io suono la batteria e i Blink hanno uno dei migliori batteristi del mondo. Per forza mi piacciono». In effetti Travis Barker è sesto nella classifica dei venti più bravi degli ultimi 25 anni stilata da Rhythm Magazine, rivista inglese specializzata in batteria e batteristi.
Divertenti, dice Alessandro. Alcuni video strizzano generosamente l'occhio alla «stupidera» dell'età spensierata che precede la maturità (vera), altri che potrebbero scandalizzare fanno invece sorridere perché sono costruiti in modo intelligente e paradossalmente innocente rispetto al tema: come «Wath's My Age Again» (1999), con la band americana (sono di San Diego) che corre svestita e felice per le strade, tra l'incredulità dei passanti e non senza provocare qualche guaio come le due ragazze che si distraggono e vanno a sbattere con la decapottabile contro un cartello stradale.
Sì, divertenti ma non imitateli: state sulla terra che confondere il mondo virtuale con la realtà può essere pericoloso. Ricordatevi che non vivete in un film. I fan italiani dei Blink hanno il loro ritrovo quotidiano, la pagina di facebook «Eat, Sleep and Blink», creata da una diciassettenne. Mangiare, dormire e ascoltare i Blink: è chiaro cosa rappresentino per ragazze e ragazzi Barker, Tom DeLonge (chitarra e voce) e Mark Hoppus (basso e voce). Siamo alla venerazione. È un passaggio musicale dell'età: non era diverso con i Led Zeppelin e i Deep Purple quarant'anni fa.
Ma i tre Blink – finiti tra l'altro nelle colonne sonore di «American Pie», con «Mutt» (1999), e di «American Pie 2» con «Everytime I Look for You» (2001), catturati dalla matita vorace di Matt Groening per una passerella nei «Simpson» - oggi sono adulti, sposati e papà. Continuano a suonare il pop-punk che piace tanto agli adolescenti e ricalca i Green Day, nella scaletta non mancheranno mai «All the Small Things» (1999), «First Date» (2001) o «Dammit» (1997) ma il loro repertorio accoglie anche brani più seri e toccanti come «Adam's Song» (1999) dall'album «Enema of the State», che ha venduto da solo 15 milioni di copie in tutto il mondo: la canzone è dedicata a un giovane che scrisse loro una lettera confidando la sua depressione, il dolore e il disagio per non riuscire a conquistare un'amica. Quel ragazzo si è suicidato, non lasciò il suo nome e i Blink gliene diedero uno, Adam, affinché la tragedia non scivolasse via anonima e dimenticata.
L'attesa spasmodica per l'esibizione dei Blink è alimentata anche dalla fame dei fan che furono spiazzati dallo scioglimento della band nel 2005 e ora sono euforici per la reunion che resiste dall'anno scorso. L'importante è che si rendano conto che i loro amici californiani sono cresciuti, la loro vita non corre più su skate, surf e snowboard e – ammette DeLonge – «vedi le cose attraverso un punto di vista differente». Ma l'energia rimane, Hoppus lo promise in vista del ricongiungimento: «Il nostro suono sarà molto più forte e meglio di prima. Tenetevi pronti…».
Andrea Benigni
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