Economia / Sondrio e cintura
Domenica 15 Gennaio 2017
Da banche popolari a Spa: il termine resta sospeso
La sesta Sezione del Consiglio di Stato ha accolto l’istanza della Popolare di Sondrio.
La riforma delle banche popolari resta congelata fino a quando non ci sarà la sentenza della Corte Costituzionale. Lo ha ribadito la sesta Sezione del Consiglio di Stato che, in camera di consiglio, giovedì ha accolto l’istanza della Banca Popolare di Sondrio che voleva chiarimenti e integrazioni alla precedente ordinanza cautelare. L’istituto valtellinese ha riportato questa decisione con una nota ufficiale. «Il Consiglio di Stato, con ordinanza di giovedì e resa pubblica ieri - si legge nella nota diffusa dalla banca di piazza Garibaldi -, ha disposto che il termine per la trasformazione delle banche popolari in società per azioni resta sospeso fino alla data di pubblicazione dell’ulteriore ordinanza che il Consiglio di Stato in sede cautelare dovrà pronunciare successivamente alla decisione della Corte Costituzionale sulle questioni di legittimità dal medesimo rimesse alla Corte stessa con l’ordinanza collegiale 5277 del 2016».
In ogni caso, quindi, non basterà la sentenza della Consulta per rimettere in funzione la riforma. I giudici amministrativi si riservano l’ultima parola con un’apposita camera di consiglio successiva alla decisione della Corte Costituzionale.
La riforma Renzi sulle popolari di inizio 2015 aveva indicato nel 27 dicembre l’ultimo momento utile per abbandonare il modello cooperativo, oltre una certa soglia di capitale (asset superiori ai 10 miliardi). nPer la Popolare di Sondrio e per la Popolare di Bari, le uniche a non essersi ancora trasformate in società per azioni, tutto è dunque rimandato a quando si conosceranno le decisione della Consulta e la successiva delibera del Consiglio di Stato.
Sono due gli aspetti sotto le lenti dei magistrati: uno riguarda le modalità con cui è stato limitato - fino ad annullarlo - il diritto di recesso per i soci dissenzienti e l’altro è relativo alla stessa formula del decreto legge, usato per riformare il settore. Secondo i ricorrenti non c’erano i requisiti di urgenza e quindi il provvedimento doveva seguire le normali vie parlamentari.
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