Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 11 Agosto 2019
«Crisi politica, questa instabilità fa male alle imprese»
È unanime e univoca la voce dei rappresentanti delle associazioni di categoria della provincia di Sondrio.
L’instabilità determinata dalla crisi di Governo non fa bene al “sistema Paese” e alle attività produttive, in qualsiasi comparto: è unanime e univoca, in tal senso, la voce dei rappresentanti delle associazioni di categoria della provincia.
«Sicuramente - spiega Gionni Gritti, presidente dell’Unione Artigiani - questa situazione non porta né stabilità né tranquillità. In questi mesi è stata riconosciuta l’importanza del sistema delle imprese italiane, di cui fanno parte a pieno titolo anche le micro-imprese, ma ora la scelta di far cadere il Governo impone una responsabilità molto alta ed è piuttosto azzardata se si pensa che bisognerebbe affrontare temi come quello della scelta del commissario europeo e della legge di bilancio».
«Non ci troviamo in una bella situazione - gli fa eco Piero Dell’Oca, vicepresidente Api per le province di Lecco e Sondrio - e quindi c’è un po’ di preoccupazione. I politici cambiano, ma alla fine pagano sempre gli italiani. L’incertezza non fa bene: il Governo ha pensato tante iniziative, ma ne ha portato a termine poche. Ora “lascia” a metà e per le aziende questo è un problema. Il prossimo futuro verrà guidato dal mercato, non da un Governo con tutti i rischi di incertezza e lo stop degli investimenti».
Dal canto suo, invece, Loretta Credaro, presidente dell’Unione commercio e della Camera di Commercio vuole attendere gli sviluppi futuri prima di esprimere un giudizio definitivo sull’attuale crisi: «Non so quali effetti avrà - dice -: la politica è strana. A volte c’è una crisi, ma si va poi avanti per mesi senza che la cosa abbia un impatto dal punto di vista dell’economia. Di certo, però, la stabilità aiuta. Non sono né catastrofista né entusiasta, bisognerà capire cosa succederà nel prossimo futuro».
Chi può guardare alla crisi di Governo, con una maggiore tranquillità, in un certo senso, rispetto ai suoi colleghi, è Andrea Repossini, direttore di Coldiretti Sondrio: «Su di noi - evidenzia Repossini - non c’è una grossa ripercussione, almeno a livello locale, visto che le politiche agricole vengono gestite soprattutto dalla Regione. Il settore agricolo sta andando abbastanza bene dal punto di vista dell’occupazione e degli investimenti c’è stata una crescita ed è comunque legato alla ciclicità della produzione e della raccolta. Dunque, siamo un po’ meno legati a certe dinamiche, fermo restando che con la crisi di Governo si bloccheranno alcuni programmi a livello nazionale e si assisterà a un rallentamento delle attività che stiamo portando avanti col ministero».
I rappresentanti delle associazioni di categoria sono concordi nell’augurarsi che si arrivi a una veloce soluzione, ma, soprattutto, non sono affatto stupiti di questa resa dei conti tra Lega e Movimento 5 Stelle: «Quel che si temeva - sottolinea Dell’Oca - è successo. Speriamo che la situazione si risolva velocemente, visto che non avere una guida è un problema». «Sinceramente - dice Credaro - questa sembrava una cosa già “designata”: con Lega e 5 Stelle è stato come mettere insieme il Diavolo e l’acqua santa. Ora mi auguro che si arrivi a una situazione stabile e il Governo, che sia tecnico, o di qualsiasi connotazione politica, riesca a fare qualcosa».
Ancora più netto Gritti: «C’era da aspettarselo e potevamo scommettere su questo epilogo. C’erano due visioni completamente diverse, la Tav è stata solamente l’ultimo aspetto di un contratto di Governo che non poteva essere portato a compimento. I 5 stelle potevano rimanere solo da “ricattati” e la responsabilità della crisi non è loro. Attualmente la Lega ha una forza tale da poter governare da sola, ma in ogni caso, se ci saranno elezioni anticipate, bisognerà fare scelte rapide. Al Paese, comunque, serve una rappresentatività forte che possa lavorare: non abbiamo mai nascosto il nostro favore allo sviluppo delle infrastrutture che, sul nostro territorio, si lega a quello delle Olimpiadi 2026».n
Giuseppe Maiorana
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