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Mercoledì 17 Aprile 2013
Crisi, cassa in deroga
mancano 4 milioni
Fino a marzo sono stati firmati accordi per circa un milione di euro, relativi a richieste di cassa inviate alla Regione da imprese valtellinesi nei primi 70 giorni dell'anno. Ora ci sono altri nove mesi e mezzo di accordi da autorizzare nel capoluogo lombardo: serviranno almeno quattro milioni per arrivare a fine dicembre.
SONDRIO Non c'è solo la crisi delle grandi aziende: dall'inizio dell'anno in provincia di Sondrio sono stati firmati un centinaio di accordi di cassa in deroga con una media di tre lavoratori a ditta. E anche se siamo solo all'inizio, i soldi sono finiti e servono nuove risorse.
Fino a marzo a Milano sono stati firmati accordi per circa un milione di euro, relativi a richieste di cassa inviate alla Regione da imprese valtellinesi nei primi 70 giorni dell'anno. Ora ci sono altri nove mesi e mezzo di accordi da autorizzare nel capoluogo lombardo. Nelle ultime settimane c'è stato un rallentamento delle richieste, ma la situazione globale lascia pensare che per fare fronte alle domande valtellinesi ci vorranno diversi altri milioni di euro. Se il trend osservato nei primi mesi dell'anno verrà rispettato (quasi un milione di euro stanziati nelle prime dieci settimane), ne serviranno almeno quattro per arrivare a fine dicembre.
La cassa in deroga può essere richiesta dai datori di lavoro che non hanno diritto alla cigs, oppure dalle imprese che hanno diritto alla cigs in quanto soggette al pagamento del contributo e che hanno già utilizzato tutti i periodi possibili di cassa, comprese quelle del settore edilizia. In buona parte delle imprese della Provincia di Sondrio, gli accordi riguardano una riduzione dell'orario, senza che ci sia una completa interruzione dell'attività lavorativa.
Fatta questa premessa, il rischio di non avere più risorse a disposizione riguarda anche le piccole aziende della provincia di Sondrio. «Le risorse stanziate sono insufficienti non solo per arrivare alla fine dell'anno, ma addirittura per coprire i casi dei mesi di maggio e giugno - rileva Valter Rossi, responsabile del dipartimento Artigianato per la Camera del lavoro di Sondrio -. Sia l'intera Regione, sia la nostra Provincia stanno utilizzando in modo rilevante questo strumento. Se finiscono i soldi a Milano, non ne restano nemmeno per noi. A livello locale stiamo parlando sia di imprese artigiane (circa sessanta su cento), sia di realtà attive nel commercio e nei servizi alla persona. Ci sono due facce di questa crisi, in questa analisi. Da un lato ci sono i problemi strutturali del manifatturiero e dell'edilizia di ogni dimensione, dall'altro le difficoltà dei servizi e delle attività che devono fare i conti con il calo della domanda interna».
Nell'elenco degli accordi autorizzati dalla fine di febbraio - il periodo della partenza di questo iter - alla fine di marzo ci sono ditte artigiane legate all'edilizia, a cominciare da marmisti, serramentisti e falegnami, oltre a vere e proprie imprese di costruzioni.
Non mancano altre aziende dell'artigianato come gli autotrasportatori e non si possono dimenticare gli agricoli. Ma i segnali più preoccupanti arrivano probabilmente da aziende che fino a poco tempo fa non avevano dovuto fare i conti con la crisi. Nell'elenco degli accordi di cassa firmati a marzo nella sede di Regione Lombardia, infatti, ci sono persino i dipendenti di uno studio notarile, di un geometra e di diverse attività del ramo alberghiero. Ben 49 imprese per un totale di oltre 900mila euro. Poi ci sono le aziende per cui si sono firmati gli accordi a livello locale, ma manca ancora l'autorizzazione in sede regionale.
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