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Martedì 12 Marzo 2013
Cresce il numero dei frontalieri
Ma non i posti di lavoro
Cresce il numero di frontalieri, sia a livello federale, sia nei Grigioni. Ma dietro a questi numeri, secondo i sindacati, non c'è un reale e significativo aumento dei posti di lavoro per i valtellinesi e i valchiavennaschi
Sondrio - Cresce il numero di frontalieri, sia a livello federale, sia nei Grigioni. Ma dietro a questi numeri, secondo i sindacati, non c'è un reale e significativo aumento dei posti di lavoro per i valtellinesi e i valchiavennaschi.
L'Ufficio statistico della Confederazione elvetica mette a disposizione ogni trimestre i dati relativi alla presenza di lavoratori stranieri: 264mila frontalieri erano impiegati nel quarto trimestre del 2012 nei Cantoni della Confederazione, di cui 169mila uomini e 95mila donne. Rispetto al periodo luglio-settembre c'è stata una live diminuzione (-0,4%), ma nel giro di un anno il numero di lavoratori con questo tipo di permesso è cresciuto del 4,8%. In Ticino si è arrivati a 55.555 frontalieri, con un aumento del 5,9%. Gli italiani - presenti soprattutto nel Cantone di Lugano, nel Vallese e nei Grigioni, sono 61mila. Visto che da tempo si parla di una lieve crisi anche in Svizzera, questo trend merita un'adeguata attenzione.
Nei Grigioni, il Cantone più vicino alla provincia di Sondrio, c'è uno storico afflusso dal passo del Maloja e dalla dogana di Piattamala.
Nel primo caso l'area di interesse va dalla Bregaglia a Samaden. Dal Tiranese, invece, ci si dirige sia in Val Poschiavo, sia verso l'Alta Engadina. Anche in queste zone c'è stata una sostanziale crescita del numero dei frontalieri sia nel giro di dodici mesi, sia negli ultimi dieci anni. Lo confermano il dato complessivo - si è passati da 3.811 a 4.073 lavoratori - e i numeri di alcuni Comuni significativi. A Sankt Moritz gli italiani con permesso di tipo G erano 875 nel dicembre del 2012, tredici in più dell'anno precedente e 300 in più rispetto al 2002. A Samaden l'anno scorso erano 185, nel 2011 169 e 135 nel 2002. In Bregaglia 311, con un aumento di 18 unità nel giro di un anno e un calo di 19 in dieci: nel 2002 erano 330. Due mesi fa rrano 117 a Celerina (+15 in un anno e rispetto al 2002), a Pontresina erano 99 nel 2002, ora sono 174.
A Poschiavo l'anno scorso erano 413, nove in meno del 2011 e sette in più rispetto al 2002. A Brusio 330, dieci anni prima erano 256. Secondo il Syna, organizzazione sindacale attiva nei Grigioni, è necessaria un'analisi approfondita per interpretare questi numeri.
Bisogna tenere presente che i frontalieri sono stranieri che esercitano un'attività entro la zona di frontiera svizzera. Sono considerate zone di frontiera le regioni designate come tali dagli accordi tra Confederazione e Stati limitrofi. I frontalieri sono tenuti a rientrare almeno settimanalmente al loro domicilio principale all'estero.
Da alcuni anni i frontalieri provenienti da Stati dell'Unione europea beneficiano della mobilità geografica e professionale entro l'intera zona di frontiera della Svizzera e per loro non sono più valevoli le zone di frontiera. Essi possono esercitare un'attività lucrativa in tutta la Svizzera e abitare in qualsiasi regione dell'Unione. L'unica condizione applicabile a queste persone è il rientro settimanale al domicilio all'estero. «Le nuove normative fanno sì che nella categoria di frontalieri rientrino lavoratori residenti in tutta Italia, e non solo nelle zone di confine come la nostra - spiega Ivan Cameroni, sindacalista valchiavennasco del Syna di Coira -. La crescita delle presenze in questa categoria si spiega soprattutto con l'adeguamento del tipo di permessi a questa normativa».
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