Cronaca
Venerdì 06 Maggio 2016
Cracco al Cfp: «I pasticcieri?
Sono anche meglio dei cuochi»
Ieri a Como il celebre chef di tanta televisione ha incontrato gli studenti e ha parlato della cucina di lago: «Molti colleghi hanno “paura” del pesce di acqua dolce»
«Meglio i pasticcieri dei cuochi». Lo dice Carlo Cracco, celeberrimo chef italiano, ieri in visita al Cfp di Monte Olimpino. È un po’ come se Masterchef avesse abdicato al Boss delle torte.
All’istituto di via Bellinzona il cuoco stellato ha tenuto piccole lezioni agli allievi impegnati ai fornelli. «Se sei bravissimo come pasticcere sarai bravo anche in cucina - ha detto Cracco davanti ad una giovanissima classe - ma se sei un bravissimo cuoco non è detto che sarai anche un eccezionale pasticcere. La pasticceria è una scienza, è precisa e matematica, la cucina è più manuale, basata sull’esperienza, nel passaggio da pasticcere a cuoco ci sono molti vantaggi».
Gli amanti dei dolci sono avvisati. Quanto a Cracco, sempre rispondendo alle domande dei ragazzi incuriositi ed emozionati, ha confessato di avere un debole per il mascarpone, lavorato come una mousse leggera. Per i piatti principali invece ama sperimentare la semplicità dell’uovo cotto in tanti modi diversi e stravaganti.
Nel tour del Cfp il cuoco, volto noto della tv, ha anche spiegato agli studenti che la sua non è una professione facile, che serve impegno e passione, una lunga esperienza in brigata, magari delle “avventure” internazionali.
In questo istituto non a caso centinaia di alunni possono partire per l’Europa grazie ai fondi Erasmus. Un interrogativo, dovuto, alla cucina comasca, il nostro lago ha una vocazione turistica, ma il panorama enogastronomico non è poi molto solido rispetto ad altri territori italiani.
«Forse, certo Como ha due talenti come Enrico Crippa e Paolo Lopriore - così ha commentato Cracco -, e già si intravedono altri cinque, sei chef brillanti e meritevoli. Questo perché la cucina può essere più meno povera, con tradizioni più o meno importanti, ma poi serve chi riesce ad interpretare, a fare propri dei piatti, a valorizzare le ricette. È per esempio molto difficile cimentarsi con il pesce di lago, i grandi chef hanno tutti paura dell’acqua dolce, in realtà ci sono carni buonissime, attorno alle piccole cose si possono escogitare ottimi menù».
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