Covid: sintomi da influenza, ma aumentano casi e accessi in ospedale

Non è questione di pericolosità, ma di diffusione. Oramai il Covid è una specie di influenza, oggi però arrivata al suo “picco” (anche se non minimamente paragonabile al periodo della pandemia) estivo. Ma è pur sempre un’influenza estiva, ovvero con 30 gradi e passa di temperatura esterna, per cui ancora più fastidiosa e debilitante. E un’influenza che per anziani e fragili ha ancora dei risvolti di pericolosità. Anche a Lecco come nel resto d’Italia siamo a livelli alti di contagio. Dati locali non ce ne sono ma anche se il numero di decessi in Lombardia risulta in diminuzione rispetto alla settimana precedente (come anche il numero medio settimanale di ricoveri in terapia intensiva) è in aumento, invece, il numero medio settimanale di ricoveri con sintomi. I tamponi e i famosi dati ai quali eravamo abituati in pandemia, non aiutano più, perché chi ha il Covid non si fa più né il test né si vaccina (purtroppo, per chi è anziano o fragile, questo è un comportamento pericoloso).

Ma il numero di richieste di accesso in ospedale, registrato per la settimana corrente risulta maggiore rispetto quanto atteso nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Monza-Brianza, Milano provincia e città, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese. E i dati sul numero di interventi di soccorso per motivi respiratori o infettivi mostrano un aumento delle richieste nella settimana corrente rispetto alla settimana precedente nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Monza Brianza, Milano provincia, Mantova, Sondrio e Varese. Bruno Fiorentino, presidente della cooperativa di medici di Valmadrera “Il Cuneo”, non ha dubbi: “I tamponi non li fa più nessuno. È stato “smilitarizzato” il Covid. Ma c’è un’impennata di irritazioni polmonari, spesso polmoniti, ma anche alcuni esiti cardiologici, anche se diventa sempre difficile dimostrare un collegamento diretto. Ma le forme virali, con spossatezza che sembrano Covid, sono davvero tante. Il problema è che non si testano, per cui parliamo di forme polmonari e virali molto al di sopra del solito per la stagione in cui stiamo vivendo”.

Poi è chiaro che da parte di molti con la sottovalutazione del Covid è arrivata anche la sottovalutazione del proprio ruolo sociale “Non c’è più rispetto degli altri – conferma Fiorentino - Ho avuto pazienti che pur non stando bene, anzi stando proprio male, hanno fatto tranquillamente le ferie, andando in mezzo agli altri, nei bar, nei ristoranti, sulla spiaggia e via dicendo. Senza porsi limiti di nessun tipo. “Tanto è un’influenza, passa”. Sarà anche un’influenza ma quando la tua influenza la passi a dodici-tredici persone, diventa una virosi diffusa…”.

Stefano Badessi, medico di medicina generale di Lecco, è dello stesso parere. Il Covid c’è e si vede: “C’è eccome. Ed è ancora abbastanza diffuso. Non come agli inizi della pandemia naturalmente, ma non è trascurabile. Di casi ce ne sono tanti, ma fortunatamente la gravità e la sintomatologia si stanno avvicinando a quelle di una comune influenza; però qualche caso pesante viene ancora descritto, anche se non ne ho avuti tra i miei pazienti. Le conseguenze più comuni restano il non sentire più i sapori e gli odori. A volte ritornano gusto e olfatto, ma a volte anche no. Il che è una bella seccatura, soprattutto in un Paese come il nostro dove cibo e vino la fanno da padrone…”.

Anche per Badessi una recrudescenza di infiammazioni cardiache estiva è strana: “Ho avuto solamente due casi. Ma di solito non ce ne sono proprio. Qualche infiammazione, in effetti, c’è stata. Poi è sempre difficile dimostrare un link diretto al Covid”.

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