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Giovedì 20 Settembre 2012
Costa Masnaga: Rsi
Uno spiraglio nella vertenza
Dopo l'incontro al ministero, si riaccende una speranza per la Rsi di Costa Masnaga. L'azienda specializzata nella produzione e manutenzione di treni potrebbe tornare a produrre.
È stato decisivo l'incontro al ministero delle Attività produttive che si è svolto a Roma e che ha visto la partecipazione del manager aziendale, Nicola Berti, insieme ai sindacalisti e alle istituzioni locali che da anni tengono monitorata la vicenda Rsi, nel tentativo di scongiurare lo spegnimento aziendale e ovviare alla perdita di altri 120 posti di lavoro.
Inizialmente le parti coinvolte hanno illustrato la complessa situazione dell'azienda di Costa Masnaga, quindi l'avvio di una procedura di liquidazione da parte del consiglio di amministrazione dell'azienda, che risale al 24 luglio di quest'anno, dovuto alla non volontà degli investitori di ricapitalizzare l'azienda alla luce dei dissestati bilanci della società. A questo si aggiunge il pignoramento di 406 beni di Rsi (molti dei quali fondamentali per la prosecuzione dell'attività industriale) per un valore complessivo di circa un milione di euro. I beni sono stati bloccati da Equitalia poiché vanta un corposo credito nei confronti dell'azienda.
Proprio di queste due questioni si è parlato al Ministero: «Si è deciso di convocare un incontro in Regione Lombardia - raccontano i sindacalisti Enrico Civillini della Fim e Diego Riva della Fiom - al quale parteciperemo noi, un dirigente del ministero, l'azienda, ma soprattutto il funzionario di Equitalia che sta gestendo l'asta di gara per la vendita dei beni pignorati all'azienda. L'obiettivo è riuscire ad approfondire la situazione debitoria dell'azienda e programmare insieme una via d'uscita con pagamenti dilazionati, così da sospendere l'asta di vendita dei beni e ripagare il debito nei confronti dell'erario. È questa la condizione che l'azienda ha posto per ritirare la procedura di liquidazione e poter dunque proseguire l'attività produttiva».
Quindi Rsi ha ancora qualche carta e non è così scontato che la proprietà, la Interporto di Caserta, proceda verso la vendita o lo spegnimento dell'attività industriale lecchese.
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