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Giovedì 28 Febbraio 2013
Costa Masnaga: Rsi
La rabbia dei lavoratori
«Siamo arrabbiati e non abbiamo intenzione di gettare la spugna», così i dipendenti della Rsi di Costa Masnaga commentano la sempre più probabile definitiva chiusura della loro azienda, la storica impresa che per ottant'anni ha costruito e riparato i treni italiani.
La maggioranza dei centoventi dipendenti ancora in carico all'azienda ha partecipato all'assemblea sindacale indetta da Fim e Fiom ai cancelli dello stabilimento chiuso e deserto da parecchi mesi. I dipendenti non erano amareggiati, ma arrabbiati per l'ennesimo voltafaccia del loro titolare che di punto e in bianco ha deciso di chiudere lo stabilimento. «Eppure non è finita così, noi non ci arrendiamo», commentano alcuni.
I sindacalisti Diego Riva (Fiom) ed Enrico Civillini (Fim) hanno spiegato la situazione: «Non abbiamo ancora la certezza che l'azienda abbia davvero intenzione di chiudere perché a noi la proprietà non l'ha comunicato direttamente - raccontano i sindacalisti - L'amministrazione provinciale ci ha confermato che entro la fine di questa settimana, al più all'inizio della prossima, si svolgerà il tavolo provinciale e quindi l'incontro con l'azienda, alla quale chiederemo di illustrarci il piano industriale e di confermare la voce della chiusura dello stabilimento».
Infatti, secondo quanto riferito dal sindaco di Costamasnaga, nel piano industriale presentato dal manager Nicola Berti al Tribunale di Lecco ci sarebbe solo un progetto di ripianamento del debito (oltre un milione di euro con l'erario e altrettanti nei confronti della vecchia procedura, più insoluti verso fornitori e clienti) e la chiusura dello stabilimento.
Fra l'altro il debito verrebbe pagato assicurandosi la vendita della sede romana, che si trova in una zona prestigiosa della città, mentre nulla si sa delle commesse vinte da Rsi negli anni addietro e che a questo punto non saranno mai realizzate a Lecco.
«I lavoratori sono parecchio arrabbiati - commentano i sindacati - perché si sono sentiti presi in giro un'altra volta. La proprietà non ha mai parlato di una chiusura dello stabilimento», da qui la decisione di portare i lavoratori in presidio all'amministrazione provinciale quando ci sarà l'incontro con l'azienda.
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