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Sabato 17 Dicembre 2011
Costa Masnaga: Rsi
Inutile l'incontro al ministero
Rsi International di Costa Masnaga: nulla di fatto dall'incontro al ministero per lo Sviluppo economico, che era stato convocato per discutere del piano industriale preparato dall'azienda che lavora nel settore ferroviario.
Oltre quaranta pagine di sacrifici per i lavoratori, come spiegano i sindacalisti Diego Riva della Fiom ed Enrico Civillini della Fim: «L'azienda vuole chiudere la sede romana e ha avviato unilateralmente la procedura di mobilità per 86 persone. Mentre vuole licenziarne altre 70 a Lecco, contando di continuare l'attività con sessanta operai e nove impiegati. Ma non ci sono neppure le premesse per discuterne».
Già un primo incontro era saltato perché il sindacato aveva chiesto all'amministratore delegato Nicola Berti di pagare gli stipendi arretrati ai 15 impiegati che dal mese di maggio fino a novembre hanno lavorato senza percepire uno stipendio. L'incontro era stato aggiornato, per dare il tempo all'amministratore di verificare le disponibilità economiche degli azionisti dell'azienda, che versa in una grave crisi di liquidità ormai da un anno e mezzo: «Le risposte dell'azienda sono state insufficienti e non credibili. Ci hanno detto che la mensilità di maggio sarà retribuita il 20 gennaio, un altro stipendio sarà pagato il 20 febbraio e il saldo interamente coperto a marzo. Non possiamo dare fiducia a un'azienda che non ha i numeri e la solidità per andare avanti».
Infatti nel testo del piano industriale l'azienda avrebbe studiato un piano per riaccendere parte dei motori della Rsi di Costa Masnaga, incassando una serie di commesse da Trenord, la società che si occupa della gestione dei treni che circolano in Lombardia. Tuttavia queste commesse inizialmente potrebbero garantire lavoro a trenta persone, e in un futuro a sessanta. Ma i lavoratori non ci stanno: «E chi si fida di un'azienda che da mesi non paga gli stipendi? - dicono le rsu -. Noi in quell'azienda non rientreremo finché non avrà colmato i suoi debiti nei nostri confronti».
Altro tasto dolente l'apertura unilaterale della mobilità e i drastici ridimensionamenti: «Avevamo chiesto all'azienda di ritirare la procedura di mobilità - spiegano in sindacalisti - perché essendo stato convocato un tavolo ministeriale sulla crisi Rsi, ci pare giusto che i problemi si affrontino insieme in questa sede, per trovare una soluzione condivisa. L'azienda da questo orecchio continua a non sentire e noi procederemo su altre strade». Da qui la decisione di non entrare neppure nel dettaglio del piano industriale: «Non è stato discusso, non è credibile», dicono i sindacalisti.
La prossima settimana le parti sociali, azienda e sindacati, si incontreranno nuovamente per decidere l'avvio di nuovi strumenti di sostegno al reddito, dal momento che l'ultimo brandello di cassa integrazione sarà consumato entro la fine del mese. «Ci riteniamo liberi di intraprendere tutte le azioni del caso per tutelare i diritti dei lavoratori da un'azienda che ci appare non intenzionata a proseguire l'attività industriale - dice Diego Riva -. Prossimamente incontreremo i lavoratori e decideremo quali azioni strategiche mettere in atto per evitare il crollo di questa azienda. Saranno iniziative pesanti».
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