il duello verbale tra Bossi e Maroni è l'ultimo atto della rivoluzione interna alla Lega, che oggi come oggi necessiterebbe di una vera e propria “unità di crisi” per risolvere o almeno chiarire tutta una serie di problemi che la stanno portando a una pericolosa deriva politica.
Prima la notizia dei fondi elettorali investiti da Belsito in Tanzania, Norvegia e Cipro, con mugugni e prese di posizione della base, poi il violento “pistolotto” del senatur contro il bluesman Maroni, la faccia buona della Lega, con repentina retromarcia che, come diceva mia nonna, mostra «la pezza peggiore del buco».
Il fatto è che Bossi sembra vittima dei suoi stessi furori, con poche idee e confuse, l'ombra del grande capo che all'epoca di Tangentopoli ebbe l'intuizione del movimento che voleva cambiare l'Italia.
Da ex leghista mi fa male vedere il tramonto di un leader al quale sembra rimasta soltanto la facoltà di urlacchiare al vento per poi smentire come i bambini sorpresi con le mani nel vasetto della marmellata.
In questo caso «il potere logora chi ce l'ha» e le manifestazioni di affetto da parte della base per Maroni “sculacciato” dal capo, sono un chiaro segno che l'astro bossiano sta definitivamente per tramontare.
Ugo Ronchi
Lecco
Caro Ronchi,
il popolo di Facebook, che oggi costituisce il miglior segnale politico del Paese, ha già decretato in parte il tramonto del leader, ormai visto come un “padre nobile” comunque da rispettare per ciò che ha fatto, ma da ascoltare con un orecchio solo. La base mostra che la Lega più vera, quella della protesta, esiste ancora, e che quella di governo e di potere si è trasformata in un partito qualunque, con i suoi dissidi interni, le ripicche, i malumori, le vicende poco chiare, come appunto quella legata ai fondi elettorali. Una “recita” che da originale e ficcante è diventata guittesca e di maniera.
Vittorio Colombo
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