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Mercoledì 11 Aprile 2012
Confindustria Lecco
Maggi da un anno presidente
Un lavoro intenso, condotto con una squadra giovane e affiatata». Così Giovanni Maggi, presidente di Confindustria Lecco, ripercorre l'anno trascorso al vertice di via Caprera (è stato eletto nell'assemblea dell'11 aprile 2011).
Maggi ricorda: «Abbiamo avviato alcuni progetti molto importanti, penso ad esempio a quello della fondazione per il sostegno alla formazione tecnica. E altri ne presenteremo nell'immediato futuro, con un'attenzione particolare ai giovani e alle loro prospettive di studio e lavoro». Secondo il numero uno di via Caprera, «il Lecchese rispetto ad altri territori può contare su una maggiore coesione attorno agli obiettivi. È un vantaggio competitivo che bisogna rafforzare, ci deve sempre guidare l'impegno a fare rete. Il nostro è un territorio - continua Maggi - che nelle istituzioni e in tutti i protagonisti dell'economia dimostra una grande sensibilità e attenzione ai progetti strutturali».
Secondo Giovanni Maggi, ora è importante che a livello nazionale si prendano delle misure per la crescita. Bisogna quindi liberare e mettere in circolo risorse per gli investimenti, i consumi e per migliorare i margini reddituali delle imprese. Come Confindustria Lecco aveva evidenziato in una lettera inviata ad Emma Marcegaglia, questo obiettivo può essere raggiunto se si allegerisce la pressione fiscale. Giù le aliquote dell'Irap, dell'Ires (imposta sul reddito delle società) e dell'Irpef.
Il problema è il bilancio pubblico: se si riducono le entrate vanno trovate le risorse per compensare i tagli. Secondo via Caprera, un po' di risorse - attorno ai venti miliardi - possono essere recuperate dalla lotta all'evasione che in Italia si stima essere attorno ai 120 miliardi. Altri soldi possono essere recuperati con un taglio selettivo alle agevolazioni fiscali, a loro volta stimate in 160 miliardi annui. E per ridurre il debito pubblico, con conseguente calo degli oneri finanziari che lo Stato deve pagare, Confindustria Lecco propone di dare il via ad una consistente alienazione del patrimonio statale, che è stimato in un valore di 1800 miliardi di euro. .
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