Commercio, regole troppo flessibili
per i lavoratori di negozi e centri

Sul tavolo un ragionamento sui temi salienti per il mercato del lavoro nel terziario e un confronto per «predisporre la piattaforma per il rinnovo del contratto aziendale del gruppo Iperal su tutto il territorio lombardo».

Sondrio - Grande distribuzione ancora al centro del confronto in Valtellina: dopo le polemiche di dicembre sull'area commerciale di Castione, l'annuncio del Comune di aver posto uno stop a nuovi insediamenti, ora è il sindacato della Uil Sondrio a lanciare un forte appello al mondo politico per «un cambiamento di rotta che metta al centro il cittadino, la famiglia e il lavoro».

La presa di posizione è emersa mercoledì da un incontro che ha visto protagonisti, a Sondrio, i segretari Uiltucs-Uil delle province di Sondrio, Bergamo, Brescia, Lecco e Varese. Sul tavolo, spiega il sindacato in una nota diffusa al termine del vertice, un ragionamento sui temi salienti per il mercato del lavoro nel terziario e un confronto per «predisporre la piattaforma per il rinnovo del contratto aziendale del gruppo Iperal su tutto il territorio lombardo».

La riflessione parte dalle novità dello scorso anno, per il quale secondo la Uiltucs si può parlare di una «tempesta perfetta» per lavoratori e piccole attività commerciali.

«Il bilancio del 2012 nel terziario - scrivono i segretari provinciali Uiltucs - non può che cristallizzare una condizione di mercato gravemente deteriorata anche a causa del venir meno, a seguito della legge Brambilla, di quelle condizioni di garanzia che il sindacato esercitava in termini di concorrenza tra grande e medio-piccola distribuzione. Un anno, il 2012, nel quale il liberismo commerciale ha dimostrato tutta la sua tossicità, sia in termini di abuso della flessibilità nei confronti del personale dipendente che nella riduzione della forza lavoro complessivamente impiegata».

A delineare il quadro, rimarcano i rappresentanti Uiltucs, sono stati diversi provvedimenti legislativi, i cui effetti si sono sovrapposti e sommati.

«La decisione della Corte costituzionale del dicembre scorso - prosegue la nota - supera di fatto le leggi regionali in tema di orari commerciali consegnando, per il 2013, l'intero settore nelle mani della grande distribuzione organizzata, la quale utilizzerà ogni strumento al fine di consolidare fatturati e utili abbattendo, di fatto, il principio che il lavoro è uno strumento utile alla realizzazione del proprio progetto di vita, sia per il personale dipendente che per il piccolo imprenditore commerciale.

Ultimo elemento di questa "tempesta perfetta" per le superfici commerciali medio-piccole e di vicinato è l'applicazione dell'articolo 62 del decreto liberalizzazioni, che impone il pagamento dei prodotti alimentari soggetti a scadenza entro i termini di 30 e 60 giorni, determinando un ulteriore elemento finanziario insostenibile per il micro-settore commerciale diffuso, specialmente a prevalenza alimentare».

In questa situazione, secondo i sindacalisti Uiltucs «è inevitabile un cambiamento di rotta» sul piano politico, un appello rivolto prima di tutto a Roma: «Riteniamo - concludono i segretari lombardi - che ciò si possa ottenere solo attraverso il Parlamento, giacché la contrattazione incontra maggiori elementi di divisione che avvisi comuni. Pertanto auspichiamo un cambiamento netto e sostanziale rispetto al passato nel governo politico sia nazionale che regionale».

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