Cronaca / Lecco città
Lunedì 01 Gennaio 2018
Clochard, il Comune si muove
«Ora una struttura provvisoria»
Le immagini dei senzatetto pubblicate ieri fanno effetto
Il sindaco: «Pensiamo a un prefabbricato per superare l’inverno»
LECCO
Il problema dei senza casa interroga anche il Comune. Tirato in ballo, genericamente, dai City Angels per il grande numero di “homeless” che rischiano di morire assiderati non potendo trovare ospitalità al rifugio notturno Caritas (tutto pieno) o altrove, il Comune non fa orecchie da mercante, ma risponde attivamente. Annunciando che è allo studio l’apertura di uno spazio riparato per chi non ha un tetto sulla testa, per questi mesi invernali. Sempre che l’emergenza sia reale, ovvero stabile, e non causata dallo spostamento di questi diseredati da una città all’altra.
«Il tema c’è ed è indubitabile – premette il sindaco Virginio Brivio -. Ho condiviso due riflessioni con l’assessore ai Servizi Sociali Riccardo Mariani e l’assessore alla Polizia Locale Francesca Bonacina. Dal punto di vista dei numeri ci risultano da una dozzina, a massimo una ventina di senza tetto senza un riparo, e non una trentina, o, peggio, una quarantina. Il che non sposta il problema: anche una sola persona ci interpellerebbe e ci farebbe fare approfondimenti».
Detto questo, il Comune sta verificando con la Polizia Locale e le altre forze dell’ordine l’effettiva presenza, stabile, di senza tetto: «C’è sicuramente una situazione che si è accavallata da parte dei revocati dell’accoglienza nei Cas (per le note vicende delle denunce legate allo spaccio in via Ferriera, n.d.r.): qualcuno di questi si è allontanato da Lecco ma qualcuno è rimasto sul territorio. E stiamo valutando con la Caritas e con la struttura emergenziale comunale gestita dalla cooperativa “L’Arcobaleno”, il da farsi». La struttura di cui il sindaco parla è quella di via dell’Isola, anticamente il “bordello al 15” di Lecco, ora ristrutturato a casa d’accoglienza per progetti sociali: «Purtroppo lì la decina di posti è occupata da quelle situazioni non di emergenza ma legate a progetti di medio periodo, di sei mesi, rinnovabili altri 12 mesi, che riguardano persone alla ricerca di un lavoro, o uscite dal carcere, o altro, visto che la leva dell’autonomia era sul lavoro. Certo, lì si sono occupati dei posti in misura maggiore del dovuto. Sull’emergenza abbiamo libere poche unità».
Da cui l’idea di poter aprire un container, un modulo abitativo (come quelli del centro profughi smantellato al Bione), che possa ricevere il surplus di senza tetto che in queste notti è al freddo: «Vogliamo aprire una nuova unità provvisoria chiedendo non solo a Caritas che ha già dato tanto con il rifugio notturno in attesa della Casa della Carità di via San Nicolò. Sarebbe un luogo di carattere provvisorio che stiamo verificando insieme alla Fondazione Arca o ad altre cooperative. Stiamo cercando un appartamento o un container provvisorio. Prima dobbiamo fare una verifica sui numeri».
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