
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 06 Febbraio 2014
«Classe dirigente più coraggiosa»
L’appello di Confindustria
Da Galbusera un nuovo impulso al dibattito sul riassetto istituzionale locale
Alla vigilia delle elezioni: «I tempi sono cambiati: servono Comuni più grandi»
«La provincia di Sondrio, se non vuole rimanere ai margini dello
sviluppo, deve avere più coraggio nel disegnare il proprio futuro. Serve una nuova classe dirigente che, in una logica di sussidiarietà, si attivi per progettare e realizzare un territorio
più competitivo».
A pochi mesi da una tornata elettorale che coinvolgerà la grande maggioranza dei Comuni di Valtellina e Valchiavenna, e mentre è in discussione al Senato il decreto Delrio che modificherà il ruolo istituzionale delle province, la presidente di Confindustria Sondrio, Cristina Galbusera, apre il dibattito.
Galbusera chiama in causa la classe dirigente, la politica, ma non soltanto. «Ci vuole maggiore consapevolezza, anche da parte della cittadinanza - sottolinea -. I tempi sono cambiati e se non vogliamo scomparire dobbiamo muoverci prima degli altri. I referendum sulle fusioni comunali dello scorso dicembre erano una bella opportunità per fare un primo passo nella giusta direzione, ma sono stati sonoramente bocciati: un brutto segnale».
Galbusera è fermamente convinta che per affrontare e vincere le sfide che il presente e il futuro propongono siano necessarie strutture amministrative più grandi.
Un ragionamento che chiama direttamente in causa il disegno di legge Delrio, quello che svuota le Province dei loro poteri e le trasforma in organismi di secondo livello con una gestione che va nelle mani dei sindaci.
«Ma su questa riforma non c’è un dibattito reale - punta il dito Galbusera -. Si vuole giustamente che la Provincia rimanga, ma al di fuori degli addetti ai lavori non c’è un vero confronto su responsabilità e competenze delle istituzioni locali, né proposte concrete su come approfittare dello speciale trattamento riservato alle province montane di Sondrio e Belluno. Si va (forse) verso un nuovo assetto pieno di incognite, in cui la Valtellina rischia di rimanere schiacciata tra una Regione troppo grande per poter dialogare alla pari e Comuni troppo piccoli per far sentire la propria voce».
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