Cronaca
Mercoledì 12 Agosto 2015
Cinghiali in provincia, resta il no alla caccia: si rafforzano i controlli
Approvato il piano di contenimento. Borromini: «Primo atto del genere in provincia». I danni causati dagli animali costano 80mila euro annui
Fermo no alla caccia, ma possibilità per le doppiette di catturare due anziché un esemplare gratuitamente durante la stagione venatoria e, soprattutto, un piano strategico complessivo per contenere i danni provocati dagli animali che prevede anche un ulteriore corso di preparazione per gli operatori - attualmente 178 quelli abilitati - entro la fine dell’anno.
È lotta dura ai cinghiali sul territorio di Valtellina e Valchiavenna. A presentare il documento in consiglio provinciale ieri - «una prima fase per arrivare ad approvare le modifiche al regolamento della caccia prima dell’inizio dell’attività venatoria »- è stato il vicepresidente dell’ente Christian Borromini. «Il piano - ha detto - è il primo del suo genere in provincia e contiene le statistiche degli ultimi anni sia in merito ai danni provocati sul territorio, sia per quanto riguarda i numeri degli abbattimenti dei capi. Non solo. Ci sono anche tutte le indicazioni relative alle politiche di contenimento che risultano essere fondamentali in considerazione del fatto che i rimborsi per i danni provocati dai cinghiali si aggirano intorno agli 80mila euro all’anno».
Nel periodo che va dal 2009 al 2013 - ma c’è stata una rapida escalation negli ultimi anni - l’importo accertato dei danni è stato di poco meno di 323mila euro. I due Comuni maggiormente colpiti nel quinquennio sono stati Berbenno, per un importo accertato di 71mila euro, e Samolaco dove la cifra è stata di poco inferiore ai 70mila euro.
Gli abbattimenti dei cinghiali sono andati via via aumentando negli ultimi anni ed è questa la ragione per la quale nel nuovo regolamento venatorio sarà data facoltà ai cacciatori di prenderne due anziché un solo animale. Quattro nel 1999, gli animali uccisi sono stati 219 lo scorso anno: 98 nel Sondriese, 65 nel Morbegnese, 48 in Valchiavenna e soltanto otto nel Tiranese. Dall’inizio di quest’anno nella sola zona di Morbegno sono già stati abbattuti 120 capi, 40 nel Sondriese, 25 in Valchiavenna e una decina nel Tiranese.
Un numero che cresce, dunque, ma che non autorizza alla caccia. «La nostra posizione resta ferma - ha spiegato Borromini rispondendo alla rappresentante di minoranza Roberta Songini che ricordava come i cinghiali siano stati portati in Valle da qualcuno - proprio per evitare che vengano introdotti altri animali sul territorio».
Tra l’altro il piano, pur riconoscendo come il controllo diretto attraverso l’abbattimento con armi da fuoco sia quello che dà maggiori risultati in termini di riduzione di incursioni, sottolinea come sia necessario differenziare gli strumenti di controllo e di prevenzione. Esempi, da questo punto di vista, sono rappresentati dalle recinzioni elettriche , piuttosto che la cattura con gabbie trappola o chiusini. Sempre nel rispetto delle condizioni in cui si opera.
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