«Ciao papà, tira ancora
quella corda»

L’addio a BeltramiBasilica stracolma per salutare l’uomo che ha incarnato il Soccorso alpino a Lecco. «Gianni era un maestro per tutti noi, per questo siamo qui». E dal cielo il “suo” elicottero l’ha salutato

La piazza della basilica San Nicolò di Lecco era tinta di rosso ieri pomeriggio. I tantissimi volontari del Soccorso Alpino e Speleologico, nelle loro divise fiammanti, già dalle 14.30 facevano ala alla bara di Gianni Beltrami. Un omaggio silenzioso ma significativo reso ancora più palpabile dall’arrivo di un elicottero del soccorso, che ha sorvolato più volte la piazza, a bassa quota. Era il saluto di uno di quei velivoli che tanta parte hanno avuto nel lavoro svolto in questi anni da Gianni Beltrami e su cui tante volte è salito per salvare persone in difficoltà.

Alle 15 la bara, portata a spalla dai volontari, ha fatto il suo ingresso in una basilica stracolma di gente, che ha applaudito l’amico vittima di un incidente inaspettato. Tra i tantissimi che hanno partecipato al rito funebre c’erano anche numerose autorità, a conferma della grande reputazione e stima che Gianni Beltrami si era saputo conquistare. La messa, accompagnata dal Coro Grigna, è stata celebrata da monsignor Franco Cecchin; accanto a lui c’erano il parroco di Bonacina, don Marco Tenderini, e don Angelo. In prima fila la moglie Marusca, i figli Monia e Marco, i nipoti Achille, Zeno e Cloe e gli amici del Soccorso Alpino.

Al termine della messa funebre un volontario del Soccorso ha letto la preghiera dell’alpinista, a cui sono seguite testimonianze toccanti. Il primo è stato il nipotino Achille. Accompagnato dalla sua maestra, ha letto un tema dedicato proprio a suo nonno e scritto pochi giorni prima della sua scomparsa. «Mio nonno – ha scritto Achille – non sta mai fermo. Va sul Monte Bianco, torna e va sul Monte Rosa: basta non stare a casa. Lui è sempre in giro anche perché è il capo del Soccorso Alpino. Avere un nonno così non capita a tutti».

Altrettanto commoventi sono state le parole dei due figli, che hanno ringraziato tutti e rimarcato la già forte assenza di colui, che era un punto di riferimento insostituibile. «Ho recentemente scalato con lui – ha detto la figlia – e sentivo che spesso tirava la corda per darmi sicurezza. Adesso gli chiedo di tirare ancora quella corda perché mi manca terribilmente».
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