
Economia / Morbegno e bassa valle
Sabato 30 Aprile 2016
Chef Marchesi esalta il Bitto: «Meraviglioso»
Mentre si discute sul nome con una campagna a difesa, il celebre cuoco e ristoratore ha fatto tappa a Gerola.
Da una parte una campagna locale contro l’usurpazione del nome di origine, dall’altra riconoscimenti dal mondo gastronomico. Sono le contraddizioni su cui viaggia tramite i social network la «mobilitazione della società civile valtellinese contro l’esproprio del patrimonio culturale del Bitto storico».
Lanciata dagli stessi produttori, l’iniziativa è diventata virale raggiungendo in tre giorni più di 47mila persone. L’appello è chiaro:«Non basta più la resistenza dei ribelli del Bitto, ora serve l’indignazione e la ribellione della società civile. I produttori storici, colpevoli di essere fedeli a un metodo di produzione quasi millenario, di rivendicare da vent’anni il legame tra il territorio storico e la denominazione, sono costretti in forza di un disciplinare voluto dalle istituzioni accondiscendenti alle lobby politico-industriali a non chiamare più “Bitto” il loro formaggio».
I produttori non ci stanno, ma al loro fianco si schiera anche l’associazione italo-svizzera Amici degli alpeggi e della montagna (AmAMont), che rivolge un appello a tutte le associazioni culturali e ambientali valtellinesi per una mobilitazione in favore del Bitto storico.
È la stessa associazione, sulla base del mandato a difesa e valorizzazione degli alpeggi e della montagna, a «denunciare questa situazione e richiedere con fermezza di trovare una via d’uscita nell’interesse di tutta la comunità valtellinese».
A questo scopo AmAMont invita tutte le associazioni interessate a un incontro sul tema che si terrà sabato 7 maggio nella casera del Bitto di Gerola. Il ritrovo è previsto alle 9 per l’illustrazione della questione «non per prendere posizioni per l’uno o l’altro contendente, quanto per difendere le ragioni della giustizia, al di là di norme e regole che, come in questo caso del tutto discutibili, possono e devono essere cambiate».
Obiettivo è raccogliere un’ampia aggregazione di realtà culturali e sociali con un forte legame con il territorio per denunciare la situazione e «chiedere con fermezza di trovare una via d’uscita, nell’interesse di tutta la comunità valtellinese».
Mentre è in discussione la legittimità dell’utilizzo del marchio Bitto da parte dei produttori storici, resta alta l’attenzione verso il prodotto al di fuori dei confini locali. Le forme in dedica del 2015 vanno a ruba, lo storico guadagna la vetrina del Peck di Milano (antica bottega di prodotti d’eccellenza di tutto il mondo) e la casera del Bitto a Gerola riceve la visita dello chef Gualtiero Marchesi.
Mercoledì ha visitato il centro del Bitto dove, accompagnato da Paolo Ciapparelli e Albino Mazzolini, ha osservato la casera in cui vengono conservate le forme e degustato il formaggio:«Cosa dire? – ha detto Marchesi – assolutamente meraviglioso. Un’emozione».
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