Ero fiero di essere italiano; ora, nelle orecchie, mi risuona sempre la canzone di Gaber :«Caro, Presidente, io non mi sento italiano...».
Ero fiero di essere lombardo e mi ritrovo con 13 indagati (oltre la Minetti e il Trota che contano come il due di picche a briscola) in Consiglio Regionale; altro che longobardo: sono solo un pulentùn.
Ero fiero di essere lecchese e, con l' accorpamento delle Province, mi riducono ad un fritto misto: còmmlecchevaresòtt.
Oellamartina, vuoi vedere che, seppur non di nascita, ma risiedendo a Ballabio, sono rimasto solo un bàlabiòtt! Beh, almeno non c' é il marcio della Danimarca, vero William?
Oscar Breviario
Caro lettore,
come darle torto? Ci sono momenti in cui viene proprio la voglia di mandare a quel paese tutta quella combriccola di politici e portaborse al seguito. Chiudersi la porta alle spalle e dedicarsi alla propria vita quotidiana che già è densa di grattacapi. Dedicandosi al proprio orticello, s'usa dire. Ritirarsi in campagna, dunque. Di esempi, a scuola, ce ne raccontarono molti, di tutte le epoche storiche. Di accontentarsi degli orizzonti di Ballabio, dunque, avrebbe tutti i motivi.
Poi, però, si riflette. E ci si rende conto che il ritirarsi in campagna della gente onesta, sarebbe un ulteriore via libera ai disonesti che avrebbero ancora meno freni nell'approfittarsene. Gli indignati finirebbero con l'essere sparuta minoranza della quale gli arroganti potranno tranquillamente farsi un baffo. E allora ci tocca tener duro e restar lì, ingombranti e fastidiosi, sperando che prima o poi qualcuno di "quelli" torni un po' a vergognarsi. È come la tiritera del votare o non votare alle elezioni che, a ogni consultazione, ci troviamo ad ascoltare. Non votare, già. Ma quando ci assale questa tentazione, bisognerebbe soltanto pensare che non molti decenni fa ci furono giovani e meno giovani che morirono affinché noi potessimo votare liberamente. Dunque, non si ritiri.
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