Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 12 Marzo 2018
Case sfitte e molte aree appetibili
Il recupero del patrimonio è in salita
Sarebbero almeno 500 gli appartamenti che a Chiavenna non sono abitati da tempo. Trussoni: «Velocizziamo al massimo le richieste di intervento, di più però non possiamo fare».
«Il grande ostacolo sulla strada del recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato di Chiavenna è la frammentazione della proprietà». Sono circa 500, almeno secondo la stima effettuata negli anni scorsi dal Centro Studi Storici Valchiavennaschi, gli appartamenti di Chiavenna che non sono né utilizzati dai proprietari né affittati.
Un’enorme potenziale abitativo che, in gran parte, non solo non è utilizzato ma non è neanche utilizzabile. A meno di non metterci pesantemente mano con interventi di ristrutturazione: «L’intervento di recupero della storica Cort di Asen – spiega il vicesindaco di Chiavenna Davide Trussoni – è emblematico. L’azienda che ha proposto questo intervento ha dovuto faticare non poco per acquisire la completa proprietà dell’immobile. La situazione è la stessa per tantissimi immobili. Non solo abbiamo piani con proprietari diversi, ma all’interno degli stessi nemmeno tutti i vani appartengono allo stesso soggetto». Case che sono passate di proprietà nel corso dei decenni con le varie successioni fino a diventare spesso suddivise in particelle molto piccole: «La stessa situazione che si è verificata sulle aree boscate e che con fatica in alcune zone si sta superando per affrontare al meglio le necessarie opere di manutenzione». Qui c’è poco da fare. Sono i privati che devono muoversi per cercare di risolvere la situazione.
Per quanto riguarda il centro storico la situazione è abbastanza chiara. Basta alzare gli occhi percorrendo via Dolzino e le altre strade della zona per rendersi conto di come ci siano tante case abbandonate. «Non solo in centro, però – spiega Trussoni – visto che anche nelle frazioni ci sono immobili di grande pregio che necessiterebbero di essere recuperati. La legge regionale di riferimento parla espressamente di favorire il recupero a dispetto del consumo di territorio con nuove abitazioni, ma non ci sono molti strumenti per favorire questo percorso. Per quanto ci riguarda cerchiamo di velocizzare al massimo l’iter di interventi meritevoli, come quello della Curt di Asen e abbiamo predisposto una serie di agevolazioni legate al recupero delle facciate. Molto più di questo non si può fare».
Non sono edifici a scopo residenziale, ma sono metri cubi da recuperare. Si parla di alcuni immobili un tempo a destinazione industriale che potrebbero essere recuperati a fini abitativi. Sono i cosiddetti ambiti di trasformazione, come vengono definiti dal Piano di Governo del Territorio chiavennasco. Ex stabilimenti non più operativi che pesano sul tessuto urbano della città: «I casi più evidenti – conclude Trussoni – sono quelli del complesso Morani a Poiatengo e dell’ex Imc in via Mario Del Grosso. Per questi il recupero a fini abitativi, quindi con una sostanziale modifica della destinazione, è subordinata al varo di piani di riqualificazione urbana».
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