Economia / Valchiavenna
Sabato 06 Maggio 2017
Canton Grigioni, più 300 frontalieri
rispetto al 2016: ora sono oltre 5mila
I dati dimostrano che i lavoratori italiani sono aumentati soprattutto nella zona dell’Engadina. I sindacati: «Il dato va letto alla luce della precarietà».
Sono 5379 i frontalieri italiani nel Canton Grigioni. Il dato del primo trimestre del 2017, diffuso nei giorni scorsi dall’Ufficio federale di statistica di Berna, fa segnare un aumento di circa 300 unità rispetto al 2016. Ma secondo i sindacalisti italiani e svizzeri queste cifre devono essere analizzate con attenzione: non è tutto oro quello che sembra luccicare sotto il sole primaverile della Svizzera.
In un contesto di aumento generalizzato – si passa da quasi 5.700 a quasi seimila – di frontalieri nei Grigioni, la componente italiana – che per la stragrande maggioranza dei casi è valtellinese e valchiavennasca – cresce in modo significativo. Per quanto riguarda l’analisi della presenza di frontalieri nei singoli Comuni, a Sankt Moritz si è superata quota 1.100 (sono 1.132 e l’anno prima erano 1.077) e ci sono stati aumenti – per citare alcuni Comuni – anche a Samaden dove si è passati da 249 a 264, a Brusio (da 375 a 398) e Poschiavo ( da 478 a 505), ma flessioni in Bregaglia (da 343 a 320). Più alti che bassi, insomma.
Ma secondo i sindacati l’analisi non può essere limitata alle semplici cifre. Ci sono variabili che hanno inciso sia sull’aumento in modo positivo, sia sulla base di situazioni spiacevoli. «Vorrei fare l’esempio della gastronomia – spiega Arno Russi, segretario regionale di Unia, la principale organizzazione dei lavoratori del Paese -. Se a gennaio e febbraio ai fornelli di un ristorante c’è uno chef e a marzo ce n’è un altro, i lavoratori per i quali si conta il permesso, nell’analisi statistica, sono due, sebbene il posto sia soltanto uno. Con l’aumento della precarietà si sono create tante situazioni di questo tipo che hanno condizionato le statistiche. Ad un aumento dei dipendenti non corrisponde automaticamente una crescita del numero di posti».
Diverso è invece «il discorso dei cantieri, dove a livello cantonale ci sono delle situazioni positive, soprattutto nella zona di Coira, perché come osserviamo da alcuni anni il lavoro si sta spostando dalle regioni di confine alla Svizzera centrale».
A livello nazionale c’è il segno meno. Nel primo trimestre del 2017, i lavoratori frontalieri in Svizzera erano 317.821, ovvero lo 0,2% in meno rispetto ai tre mesi precedenti e il 2,8% in più dello stesso periodo del 2016. Il canton Ticino, con 64.670 unità, registra un incremento dello 0,5% sul trimestre e del 3,6% su base annua. L’aumento su base annua a livello svizzero è il più basso registrato da fine 2009.
I dati diffusi questa settimana dall’Ufficio federale di statistica indicano che il Paese estero che fornisce il maggior numero di lavoratori alla Svizzera è la Francia, con 173.531 frontalieri (-0,8% rispetto a ottobre-dicembre, +2,4% su base annua). Seguono Italia (72.280, +0,6% e +3,9%), Germania (61.731, +0,3% e +2,3%) e Austria (8.259, +0,6% e +2,2%). La principale regione di destinazione è quella del Lago Lemano, nella Svizzera francese (117.382), ma i frontalieri non mancano neppure a Zurigo (10.235) e nella Svizzera centrale, dove ne sono impiegati 1.874. Il primo settore d’impiego è il terziario, con 207.830 lavoratori, mentre il secondario conta 108.082 frontalieri e il primario 1908. Anche questo aspetto, incentrato sulla tipologia di impieghi, non può essere sottovalutato.
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