Cronaca / Lecco città
Mercoledì 27 Luglio 2016
Camera di commercio Lecco
Lo schiaffo di Monza
La fusione Brianza - Milano indebolisce chi puntava a un’intesa esclusiva
Ipotesi Como più forte, ma c’è chi spera nel referendum
Arrivano le reazioni delle associazioni d’impresa il giorno dopo la decisione della Camera di Commercio di Monza di unirsi alla Camera di Milano, ignorando mesi di richieste degli imprenditori lecchesi e comaschi per la costituzione di un’unica Camera fra Como, Lecco e Monza.
Ora per Lecco l’unione più probabile sembra essere con Como, che da mesi preme per tale soluzione. Lecco riflette e pesa le variabili in campo la definizione delle aree vaste, con la preferenza per un disegno, contrario a quello regionale, che tenga uniti territorio, comunità e sistema economico.
”Ritengo che per Lecco ogni decisione sia prematura - afferma la presidente di Confindustria Lecco Sondrio Cristina Galbusera -. I tempi per la fusione fra Monza e Milano non saranno brevi e nel frattempo le cose possono cambiare. Abbiamo sempre sostenuto l’unità fra le Camere di Lecco con Monza e Como, con un principio: nell’accorpamento con una Camera più grande l’integrità di Lecco, col suo valore di riferimento per le imprese, va garantita. Ora - conclude - vedremo cosa accadrà fra Monza e Milano, ma anche con la definizione dell’area vasta e col referendum sulle riforme. Non è il momento per decisioni affrettate”.
Fra le associazioni lecchesi c’è chi pensa che l’accorpamento fra Camere di Commercio e la definizione delle aree vaste in sostituzione delle province non debbano necessariamente procedere insieme.
Ma nei fatti le due questioni sono legate a filo doppio. La Regione con l’annunciato progetto di cantonizzazione smembrerebbe il lago, con le due province di Como e Varese unite, l’Alto Lago con Sondrio e Lecco con Monza. Lecco si troverebbe nell’area vasta di Monza, ma con un perimetro di istituzioni economiche che fanno riferimento a un’area diversa, quella appunto fra Lecco e Como. E su un Lario diviso in tre.
Una balcanizzazione più che un’ordinata cantonizzazione, con tutto quel che ne deriverebbe per cittadini e imprese in termini di pesantezza logistica e burocratica nell’utilizzo dei servizi degli uffici pubblici.
Su quanto la decisione di Monza influirà sulle decisioni regionali per le aree vaste il presidente di Api Lecco Luigi Sabadini, sostenitore del’unione di Lecco con Monza e che condivide il progetto regionale dei “Cantoni della Brianza”, afferma che quella di Monza “può essere una decisione non scevra da interessi personali più che orientata al territorio, e comunque una decisione governata da poteri forti in grado di orientare le decisioni della Regione. Il tema vero è quello dell’armonizzazione dei servizi per imprese e cittadini”. Ora sull’opportunità di unire le Camere di Lecco e Como Sabadini afferma che “con Como i colloqui non si sono mai interrotti, e l’ipotesi di unione è sempre stata fra le considerazioni della Camera di Lecco. Ma non è tempo di accelerare le decisioni”.
Per il presidente della Compagnia delle Opere di Lecco, Marco Giorgioni, “tutta la situazione degli accorpamenti fra Camera di Commercio e della definizione delle aree vaste è costruita sulle sabbie mobili del referendum d’autunno” che, se non passa e fa cadere il Governo, farà dire addio alla legge di riforma della pubblica amministrazione, secondo un’opinione in linea con quanto già espresso ieri sulla Provincia dal presidente della Camera di Commercio Daniele Riva.
Ma può anche darsi che il referendum sia lontano rispetto alla possibilità che, come ha annunciato, il Governo approvi a giorni il decreto attuativo per le fusioni camerali. A quel punto partirà il conto alla rovescia per realizzare in 6 mesi gli accorpamenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA