
Fango e pantano. Se lo sono tirato e continuano a tirarselo gli schieramenti in lotta per la presidenza della Camera di commercio. Nella sfida tra Vico Valassi e Giovanni Maggi poco ci è stato risparmiato.
Nel pantano rischia di restare bloccata l’attività dell’ente camerale: il ricorso al Tar depositato, l’Aventino annunciato. Risultato probabile, la paralisi in attesa del giudice: il Tar può decidere un provvedimento sospensivo (serve di sicuro più di un mese), ma poi ci sarà il giudizio di merito per il quale bisognerà aspettare più di un anno. Infine ci può essere l’appello al Consiglio di Stato. Non siamo alle calende greche (che non arrivano mai), ma a qualcosa di vicino.
La Camera di Lecco rischia di restare paralizzata nel momento peggiore, quando si decidono gli accorpamenti tra gli enti. Meglio andare con Monza o con Como? Chi deciderà se l’ente è bloccato? Decideranno gli altri territori, ci rimetterà Lecco che già – per un fatto di numeri – parte svantaggiato rispetto a Monza o a Como.
Come se ne esce? Troppo fango è volato tra gli schieramenti per poter sperare in un accordo in extremis con i due contendenti ancora in campo. Ormai la sfida istituzionale sembra essersi trasformata in un fatto personale.
Chi ha torto e chi ragione lo deciderà il giudice amministrativo, le norme non danno risposte certe. Di certo, al momento c’è uno spettacolo che sarebbe stato meglio evitare e che lascia interdetti numerosi imprenditori.
Spesso abbiamo sentito gli uomini d’azienda imprecare contro la politica: «Quelli litigano, intanto i concorrenti corrono. Non stanno fermi come noi. Il sistema non funziona». Osservazione che si può trasferire pari pari alla situazione in Camera di commercio: questa volta a prendersi a sportellate sono gli imprenditori che spesso, e a ragione, proclamano una superiorità di comportamenti rispetto alla classe politica.
Come evitare la paralisi e il rischio di venire mangiati? Forse l’unica soluzione è che i due candidati facciano un passo indietro e le associazioni si accordino su un nome condiviso. Non è difficile. Il presidente lo possono fare Daniele Riva (presidente di Confartigianato) o Luigi Sabadini (presidente Api), esponenti della maggioranza (12 voti) che sostiene Valassi. Il vice - proprio nel segno di un ritrovato accordo - lo può fare un imprenditore di Confcommercio: il presidente Giuseppe Ciresa o Antonio Peccati. Sono nomi pesanti che non sono “divisivi” come ormai - a torto o a ragione - sono percepiti Valassi e Maggi, che possono continuare a fornire il loro contributo di esperienza e intelligenza che ad entrambi tutti riconoscono. Forse questa è l’unica strada per non finire contro il muro di “non decisioni” che incombe.
Con una soluzione terza, verrebbe attuato il rinnovamento preteso dallo schieramento che si oppone a Valassi, e si dovrebbe riuscire a ritrovare l’unità di intenti e di azione, indispensabile per essere garantiti e forti nelle trattative con gli altri territori. Serve un atto di coraggio dei contendenti. Forse basta una telefonata per appianare i malintesi dell’ultimo periodo, per ricordare quanto (ed è molto) i due hanno fatto collaborando, e per ammettere che, forse, la situazione è sfuggita di mano ad entrambi gli schieramenti.
Serve coraggio e anche la capacità del leader che sa fare un passo indietro (anche temporaneo) per l’interesse comune. Una disponibilità che tutti sarebbero pronti a riconoscere. Il momento può essere decisivo per il futuro di Lecco, delle imprese e dei loro dipendenti.
Serve coraggio e una stretta di mano. È ancora possibile uscire dal pantano.
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