gli scandali del "calcio-scommesse" con le partite truccate hanno svelato al mondo, come se ce ne fosse bisogno, la natura occulta degli italiani.
Insieme alle "performances" ed alle "chiassate" del precedente premier, tutto il mondo ormai ci conosce per quello che siamo, un popolo fatto in gran parte da imbroglioni, profittatori, avventurieri goderecci, una Nazione dove il "diritto" è una pia illusione e dove il più forte sbrana sempre il più debole.
E poi vorremmo attirare gli investitori stranieri sul nostro patrio suolo?
Quelli onesti fuggono o ci evitano, perché non hanno alcuna garanzia di poter tranquillamente operare e sono oberati dalle tasse e da una burocrazia farraginosa, spesso anche corrotta, e ricattati dalle mafie; solo i disonesti, gli avventurieri, i faccendieri vi accorrono per procacciarsi lauti guadagni in breve tempo e poi squagliarsela non appena la vedono brutta.
Questo purtroppo è il quadro di questo nostro Bel Paese che sta andando alla deriva.
Non c'è Monti che tenga, non si risolvono i problemi con gli stratagemmi contabili (che fregano solo le masse), questi ci daranno pure una boccata di ossigeno e miglioreranno la percezione del nostro Paese e la nostra credibilità all'estero (dopo Berlusconi, ci vuole davvero poco!) ma soltanto temporaneamente: tra non molto (soprattutto quando i partiti torneranno al comando) i problemi e le disfunzioni "strutturali" del sistema torneranno a galla e ritorneremo ad arrancare proprio come prima, con tutti i nostri secolari problemi che non abbiamo avuto la capacità ed il coraggio di affrontare e risolvere.
Giovanni Dotti
Forse la cura definitiva per il malato-Italia non esiste ma dare per affondata una nave che sta ancora a galla mi sembra un azzardo. Stiamo a vedere cosa succederà il prossimo anno. Il Paese darà un'altra chance alla politica ma, c'è da giurarci, questa volta non ammetterà errori. Quanto al governo Monti, della terna di prorità indicate dai professori - rigore, crescita, equità sociale - purtropppo per ora abbiamo apprezzato soltanto il punto più dolente. a non possiamo far altro che sperare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA