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Giovedì 22 Settembre 2011
Calolziocorte: la Ita
investe e si ingrandisce
La Ita cresce. L'impresa ha acquisito una nuova area a Calolziocorte, ha deciso l'ampliamento della sede storica con un aumento dell'organico, e ha comperato due stabilimenti in Veneto.
È la Ita di Calolziocorte, guidata da Andrea Beri, unico erede della trafileria.
«Il consiglio di amministrazione è formato da mio padre, mia madre e me - racconta Andrea Beri - Quindi la nostra è una struttura snella, dove le decisioni vengono prese rapidamente, così come velocemente abbiamo conquistato i mercati esteri, riuscendo a elaborare prodotti innovativi e sempre rispondenti a mercati in costante cambiamento e famelici di innovazione».
Due i settori di punta: «Per il mercato automotive straniero realizziamo molle per ammortizzatori, frizioni e valvole. Siamo l'unica azienda italiana a fare questo prodotto e, nonostante sui mercati esteri la concorrenza non manchi, dalla nostra abbiamo un prodotto tecnologicamente avanzato, che garantisce massime prestazioni, contenendo il peso (quindi i consumi) e aumentando i livelli di affidabilità e sicurezza». Il secondo settore d'innovazione e investimento è quello delle telecomunicazioni: «Realizziamo fibre ottiche. Le telecomunicazioni, così come l'automotive, sono settori che per sopravvivere devono costantemente innovarsi e crescere velocemente. È per questo che abbiamo deciso di investire qui, perché siamo una realtà di medie dimensioni, quindi dinamica e capace di adattarsi alle richieste dei clienti, di offrire quello che cercano, assicurando qualità e servizi. Oggi commerciamo con tutto il mondo e il business è in crescita».
Lo dimostra la recente acquisizione di una nuova area industriale a Calolziocorte, l'ampliamento della sede storica, l'aumento del personale (quest'estate sono state assunte cinque persone), l'acquisizione di due stabilimenti in Veneto: «Per fare l'imprenditore in Italia bisogna essere masochisti. Ad esempio, non molto tempo fa, quando stavamo pensando all'espansione industriale, avevamo valutato anche la possibilità di aprire sedi in altri paesi europei. A conti fatti uno stabilimento in Francia o in Svizzera (dove l'energia costa meno, grazie a un'efficace e intelligente presenza del nucleare), sarebbe costato molto meno e non avremmo avuto tutti gli ostacoli che incontriamo ogni giorno nel lavorare in Italia. Poi abbiamo deciso di restare qui, proprio perché mi reputo un imprenditore e non uno speculatore, perché ci vuole anche cuore e attaccamento alle proprie origini, alla propria storia per fare l'imprenditore. Oltre a una buona dose di follia. Perché perseverare in un piano d'investimenti come il nostro, di centinaia di migliaia di euro, in un momento di crisi ha significato osservare attentamente ogni spesa di bilancio, valutare attentamente tutti i costi, eliminare gli sprechi e rendere l'azienda ancora più efficiente che in passato».
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