Cronaca / Circondario
Sabato 05 Aprile 2014
Calolzio: «Ridurre l’Irap?
No, è una tassa da abolire»
Walter Fontana: «E’ un’imposta ingiusta che toglie alle imprese ogni possibilità di investimento»
«Dal ’97 la mia azienda ha pagato 11,8 milioni e ha così bruciato tutti gli utili. Situazione insostenibile»
L’esattezza dei numeri. O quella che Walter Fontana chiama «la matematica che tutti dovrebbero conoscere» e che dimostra che l’Irap «è una tassa incivile, da togliere subito».
Eccola l’esattezza dei numeri presentata dal presidente della Fontana Pietro di Calolziocorte: «Dal ’97, anno di introduzione dell’Irap – spiega l’imprenditore calolziese - abbiamo realizzato un utile complessivo di 11 milioni. Abbiamo pagato 3,3 milioni di Ires e 8,5 di Irap. I conti sono facili: siamo sotto di 800mila euro. In più, a fine 2013, vantavamo un credito Iva di 2 milioni. Soldi finiti allo Stato e spesi chissà come. Mentre se fossero rimasti in azienda li avremmo investiti, avremmo fatto ricerca e sviluppo, e formazione. In definitiva, li avremmo usati per rafforzare e far crescere l’azienda e quindi per creare ricchezza e lavoro nel territorio. E la mia situazione è la stessa degli altri imprenditori. Ci sono aziende - ricorda Fontana - che hanno dovuto chiudere per saldare i conti con il fisco. E’ logico? E’ conveniente per lo Stato? Non sarebbe meglio avere un’amministrazione non così miope e capace di comprendere che le imprese sono la ricchezza del Paese e che se si continua ad ostacolare l’attività imprenditoriale il tasso di disoccupazione non farà che peggiorare. Altro che 13%. Sentiamo ripetere - aggiunge l’imprenditore - che la domanda interna soffre anche perché le imprese non investono. E’ vero, ma non investono perché non hanno i soldi che sono drenati da un sistema fiscale vorace mentre, a causa di una concorrenza sempre più forte, i margini si sono ridotti».
Quella contro l’Irap è una battaglia che Walter Fontana conduce da sempre, che significa da quando l’imposta regionale sulle attività produttive è stata introdotta. «L’Irap – sottolinea Fontana – penalizza soprattutto le piccole e medie imprese che hanno un trend di crescita. Se guardo ai miei bilanci vedo che pago tasse del 110% sul reddito prodotto. E quando sento che in Italia l’imposizione media è del 45% mi viene da esclamare: ma questi la conoscono la matematica?».
Cosa fare dell’Irap? Tagliarla del 10-20%? «Va abolita, e basta. E’ una tassa ingiusta e come tale va tolta. Non sono più disposto - tuona Walter Fontana - a stare zitto su una questione che è economica, ma anche di principio e di equità tra tutti i contribuenti. Se un’impresa è trasparente, come siamo noi, il livello della pressione fiscale è di molto superiore a quello che viene indicato come livello medio».
Secondo Fontana, l’incidenza del costo del lavoro sul totale dei costi aziendali è superiore al 60%. E per restare competitivo sui mercati, nel corso degli anni il gruppo Fontana ha mantenuto a Calolzio l’ingegnerizzazione dei prodotti e le lavorazioni a più alto valore aggiunto (le carrozzerie in alluminio delle supercar), mentre la realizzazione degli stampi è stata de-localizzata in Turchia e Romania che offrono un costo del lavoro e un livello impositivo più bassi di quelli italiani. Pressoché tutto il fatturato della Fontana (102 milioni) è realizzato sui mercati esteri: «Si può dire - nota Walter Fontana - che il 99% della nostra produzione va all’export, perché in Italia vendiamo solo alla Ferrari che realizza sul mercato interno non più del 2% dei ricavi
Ma torniamo all’Irap. Che l’imposta regionale sulle attività produttive sia tra le imposte più indigeste alle aziende è assodato, agli imprenditori non va giù che sia proporzionale al costo del personale e non applicata all’utile (quindi è indeducibile). Ma allora perché le associazioni d’impresa non sono riuscite a farla modificare? «Negli anni – racconta Fontana – più volte ho chiesto a Confindustria di sostenere una battaglia incisiva contro l’Irap. Nella sostanza, mi è stato risposto che ai rappresentanti delle aziende manca la forza politica per abbattere questa imposta».
Secondo l’imprenditore calolziese, l’Italia per riprendere un cammino di crescita deve innanzitutto intervenire su tre aspetti: «Serve una politica seria che riporti efficienza al sistema e dia un taglio sprechi e ruberie. Va abolita l’Irap. E va introdotta una maggiore flessibilità del lavoro con l’abolizione dell’articolo 18: se non ci sono ordini e la produzione rallenta o si ferma, un’impresa deve poter licenziare, sapendo che nessun imprenditore si priva di un dipendente valido sul quale ha investito in formazione. Il sostegno dei disoccupati - conclude Walter Fontana - è un problema sociale a carico dello stato senza discriminare i giovani, che sono da sempre disoccupati, da quelli che sfortunatamente lo possono diventare. Libertà uguaglianza fraternità sono parole alle quali dare un senso e dare giustizia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA