Caldo intenso, aumentano gli accessi al pronto soccorso di Lecco

Il caldo è sempre più afoso. Il disagio delle popolazioni più fragili (anziani, disabili, pazienti cronici), sempre più intenso. E con esso aumenta anche il lavoro dei Pronto Soccorso lombardi e, nello specifico, di Lecco. Luciano D’Angelo primario del Ps del Manzoni di Lecco ma soprattutto presidente regionale di Simeu (società italiana medicina di emergenza e urgenza), sa che questo periodo è il più intenso della stagione, tra ferie, carenza di personale e aumento dei carichi di lavoro. Ma, almeno a Lecco, la situazione sembra essere sotto controllo, anche se “border line”. “Come sempre, la situazione è un po’ variegata ma l’area della nostra regione più a Nord, come la nostra, è meno esposta a picchi di calore e umidità – spiega D’Angelo -. Nessuno ci ha ancora segnalato picchi di accesso provocati da ondate di calore. Stiamo attendendo l’annunciata ondata, ma speriamo che vada come quelle precedenti: sostanzialmente abbiamo retto il colpo. In generale si registra qualche accesso in più di persone anziane con parziale disidratazione, ma il problema dell’incremento degli accessi in Ps non è legato al caldo, ma a quelle condizioni che sono diventate oramai “abituali”: marginalità sociale, patologie psichiatriche e abuso di sostanze psicotrope, solitudine (soprattutto negli anziani), mancanza di assistenza e poi, certo, il caldo, le virosi… C’è sempre un “motivo” per accedere ad un Pronto Soccorso, che sia quello di Lecco o altrove”.

Insomma, il Ps è il ricettacolo di chi non riesce ad avere risposte alla propria esigenza di salute altrove. Non riesce a farlo grazie alla medicina territoriale della quale tutti parlano come panacea di tutti i mali, ma che viene sempre lasciata sola e senza risorse. E non riesce a farlo, chi si rivolge al Ps, neanche tramite l’accesso diretto all’ospedale, nei casi clinici acuti, ma non gravi, perché tra liste d’attesa, esami che non si possono fare in tempi “umani” e visite dilazionate nel corso dell’anno, il paziente è spesso costretto a rivolgersi al privato. Con il risultato che chi non ha soldi, arriva in Pronto Soccorso. D’Angelo naturalmente queste cose le sa, ma non può parlarne liberamente. Può osservare solo, sconsolato, che da 200 accessi medi al giorno (già al limite delle possibilità), in estate, oggi, si arriva anche a 230-240 accessi/die. Ben oltre il limite, insomma. Il primario del Ps ammette: “Anche da noi c’è un aumento medio degli accessi che varia tra il 5 e il 15 quando in generale noi copriamo le esigenze di circa 200 pazienti al giorno che ci chiedono aiuto. Anche a Lecco, dunque, si registra il solito incremento estivo, legato anche al significativo incremento della popolazione: la vocazione turistica del lecchese è sicuramente un aspetto importante e positivo, ma la ricaduta sul Ps si sente. Il numero medio di accessi, i 200 di cui sopra, comprende anche quelli pediatrici e ostetrico/ginecologici, che hanno una modalità di trattamento separata”.

Anche l’essere un ospedale che deve provvedere ai turisti (pensiamo a paesi della Valsassina o del Lago che raddoppiano i “residenti” in estate), non è valutato: nessuno dà al Manzoni operatori o medici in più perché ci sono i turisti nei mesi estivi. Eppure l’esigenza ci sarebbe. Una delle tante storture di un sistema sanitario che annaspa. E in prima linea, però, non c’è chi decide sui tavoli regionali, ma solo medici e infermieri costretti a lavorare in condizioni da burn-out.

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