Calcio Lecco, si riparte dall’iscrizione in serie C

Non nega, ma neanche ammette, Aniello Aliberti, di aver pagato lui l’iscrizione in serie C. Se fosse, è cosa tra lui e Di Nunno. Certo, il patron l’ha ammesso candidamente, ma da Aliberti, persona corretta e di parola, non si riesce a cavare nulla. Ma è chiaro che il gentlemen agreement tra i due è stato fatto.

Per cui ora si tratta di capire cosa succederà. Ma Aliberti, prima del 10 giugno quando la Covisoc e la Commissione Criteri Infrastrutturali si esprimeranno in via definitiva, non vuole parlare ufficialmente. E, off records, spiega anche i perché. Vuole essere sicuro di tutto. In primis dell’iscrizione. Le uniche cose che dice sono molto semplici e realistiche: «Aspettiamo l’ok dalla Lega e poi vediamo. C’era un inghippo: l’iscrizione. Se nei prossimi giorni la Lega Pro darà l’ok definitivo, elimineremo anche l’ostacolo del dubbio. Dopo di che settimana prossima dovremo trovare una strada, perché non ce ne sono altre. Poi è chiaro: dipenderà anche da Di Nunno». E qui si interrompe la parte ufficiale. Ma è chiaro il seguito: se Di Nunno lascerà così il Lecco, con tutti i debiti che ha, non potrà sperare di vendere. Da quel che si è capito il patron pugliese si è trovato in una contingenza di liquidità, dopo aver pagato più di 1,3 milioni di euro di stipendi. E per questo è rimasto con 150mila euro di “contanti” che non gli avrebbero permesso di versare la fidejussione.

Così l’intervento di Aliberti che ha ritenuto di salvaguardare il Lecco, il suo interesse, ma anche quelli di Di Nunno perché, comunque la si veda, senza di lui la trattativa non sarebbe andata avanti. È l’unico che può aprire, o chiudere, le porte di via Don Pozzi. Se il Lecco non si fosse iscritto il castello di carte sarebbe crollato rovinosamente. Insomma, da quel che traspare da Cormano, sede della Elettronica Videogames, ditta di famiglia, Paolo Leonardo Di Nunno vorrebbe sanare i debiti, in tutto o almeno in parte. Perché, da imprenditore rifinito qual è, al netto delle “sparate”, sa benissimo che, altrimenti, nessuno prenderebbe una squadra di serie C con due e più milioni di euro di debito. Il paracadute arriverà a settembre-ottobre dalla Lega di B e ammonterà circa a 800mila euro.

Su 2,6 milioni di euro, una buona fetta, ma ancora troppo poco per pensare che uno si accolli 1,8 milioni di euro e ci metta, per la prossima stagione, dai 2 ai 3 milioni. Non converrebbe. Una cosa diversa dal trovare una compagine che, magari dimezzati i debiti (ma è una nostra pura illazione), potrebbe acquisire il cento per cento del Lecco o comunque la maggioranza assoluta, e poi cominciare a risanare il Lecco dalle fondamenta.

Aliberti, o chi per lui. Una cosa è chiara, però. Aliberti non è più interessato ad acquisire una parte minoritaria della Calcio Lecco 1912 srl, nel caso Di Nunno gli chiedesse una mano. Arrivati a questo punto, c’è solo il 51 per cento a poter allettare l’imprenditore bergamasco. Tutto il resto lo lascerebbe ad altri. Ma Di Nunno potrebbe restare? Questa volta, al di là della sua volontà, che sarebbe quella di rimanere, è difficile lo riesca a fare. Pagati i debiti, non pare, nell’immediato, avere la forza economica di condurre una stagione che ha già 17 contratti in essere, onerosi. È vero che Buso potrebbe rendere, se venduto, centinaia di migliaia di euro. Ma i conti non si possono fare sui “se” e sui “ma”. E allora c’è solo una cosa rimasta da fare al patron: saldare tutti o parte dei debiti e cedere la società.

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