Calcio Lecco, allarme conti: spuntano debiti per 2,6 milioni. Aliberti: «Mi fermo e aspetto»

“Io mi fermo e aspetto. Se tiro la linea sono molto pessimista. Qui non gliene frega niente a nessuno. Lecco è solo dei tifosi. Ma da loro più che riempire lo stadio non si può pretendere”. È amareggiato Aniello Aliberti. I debiti ammonterebbero a 2,6 milioni di euro, tirati tutti i conti e stipendi esclusi. E gli 800mila euro del “paracadute” diventano “noccioline”. E così per il Lecco è allarme rosso. Di Nunno rischia di trovarsi con il cerino in mano, se non metterà mano al portafoglio pareggiando i debiti per permettere ad Aliberti, o a chi per lui, di entrare in società.

“La linea definitiva la tirerò quando vedrò se siamo effettivamente iscritti al campionato – spiega l’imprenditore bergamasco - Il 3-4 giugno ci sarà un dare e un avere. Se è zero, meglio. Se è negativo dovrò sapere in definitiva di quanto. Ma se la situazione è quella attuale, con 2,6 milioni di euro di debito non c’è possibilità. Non è che non voglio: dopo 2,6 milioni di euro e gli stipendi pagati con il “paracadute”, bisogna fare la squadra. E pagarla. Ci vorranno 3 milioni per la prossima stagione. Ma chi mette più di 5 milioni di euro per la sola prospettiva di fare la C?”. Altro conto per Aliberti è fare la C senza i debiti pregressi: “Naturalmente se la situazione viene regolarizzata, allora cambia tutto. Resta, però, lo scoglio imprenditori e Comune. Io oramai ho fatto tutto quanto potevo esponendomi in ogni modo, anche davanti alla stampa. Tutti sanno che sono qui per il Lecco. Nessuno, o quasi, si è fatto avanti concretamente. Non mi sono rotto le scatole, ma non so più che altro fare. Resto ancora in attesa, faremo un aggiornamento dopo l’iscrizione. Ma se da qui al 3-4 giugno cambia qualcosa bene, altrimenti non ci sono margini per andare avanti”.

Il Comune, dice Aliberti, è l’unico che ci guadagna. “Si è trovato un manto erboso nuovo e uno stadio rifatto. E se il Lecco scomparisse, potrà affittare lo stadio a un prezzo più alto. Senza aver speso praticamente un euro. Insomma: imprenditori zero, al Comune non gliene frega niente, chi me lo fa fare? Mi dispiacerebbe solo per i tifosi. Ma il Comune fa il Teatro della Società e non tira fuori niente per la sua squadra di calcio in modo indiretto. Gli interessa la comunità artistico-letteraria ma non gli interessano i tifosi. Tutto abbastanza deprimente”.

Poi Aliberti, visibilmente deluso, spiega nei dettagli: “I debiti ammontano a quasi 1,2 milioni di euro di debito per saldare i fornitori che hanno lavorato allo stadio. E poi c’è tutto il resto. Non me l’aspettavo. Ma soprattutto non mi aspettavo la non risposta degli imprenditori”. Aliberti è un fiume in piena: “Anche se non posso imporre niente a nessuno, ieri facevo un calcolo con mio fratello e mio figlio: ci fossero state 15 imprese, non mille, disposte a entrare, con ciascuna 200mila euro di sponsorizzazioni che sono fiscalmente detraibili, si sarebbe partiti con un fondo da tre milioni di euro. In più quasi altrettanti sarebbero stati quelli che avrei messo io. Allora, ci siamo. Ma se le sponsorizzazioni attuali sommano a 270mila euro, con sponsor da 10-20mila euro, e che ringrazio comunque, dove vogliamo andare? Avevo sbagliato le mie previsioni. O entrare in capitale o come sponsor pensavo di raccogliere almeno 2-3 milioni. Ho visto 270mila euro…”.

Comincia a piovere sul Lecco. E la pioggia potrebbe diventare tempesta, dopo queste dichiarazioni. A meno che, alla fine, Di Nunno, che ha già pagato, per stessa ammissione di Aliberti, 800mila euro di stipendi (avrebbe potuto non farlo avesse avuto in mente il fallimento), non vada avanti da solo. Come, è difficile anche pensarlo.

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