Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 08 Gennaio 2016
Burqa, caschi e volti coperti
«Divieti anche nelle scuole»
Sulle porte dell’ospedale civile di Sondrio, ma anche su quelle del Pirellino e dell’ex Asl di via Sauro (ora Ats) sono comparsi i cartelli predisposti ed inviati dalla stessa Regione alle proprie strutture in modo da avvisare la cittadinanza così che il divieto venga rispettato.
«Non è più possibile entrare in ospedale e negli uffici regionali con burqa, niqab o un qualsiasi oggetto che impedisca la riconoscibilità della persona», che si tratti di casco da motociclista o, piuttosto, di passamontagna.
È attivo anche in città il divieto deciso dalla giunta regionale con la delibera datata 10 dicembre ed entrato in vigore all’inizio di quest’anno.
Sulle porte dell’ospedale civile di Sondrio, ma anche su quelle del Pirellino e dell’ex Asl di via Sauro (ora Ats) sono comparsi i cartelli predisposti ed inviati dalla stessa Regione alle proprie strutture in modo da avvisare la cittadinanza così che il divieto venga rispettato.
«La legge nazionale è inapplicata, come denunciato recentemente anche dal procuratore di Venezia Carlo Nordio - ha presentato l’entrata in vigore del divieto Simona Bordonali,assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia -. Mentre a Roma attendono a oltranza, la Regione Lombardia interviene affinché venga assicurata l’identificabilità di quanti accedono alle sedi istituzionali della giunta e degli enti e società del sistema regionale». «Ancora una volta la giunta regionale ha dimostrato di saper agire velocemente e concretamente» ha aggiunto Bordonaliche auspica che anche scuole e Comuni seguano la stessa strada.
«Burqa e niqab devono essere vietati senza eccezioni su tutto il territorio nazionale - ancora Bordonali -, ma nel frattempo invitiamo ufficialmente i sindaci lombardi a far rispettare il divieto di accesso a volto coperto anche negli uffici comunali e nelle scuole. Si tratta di una questione di sicurezza, ma anche culturale, dalla quale non possiamo più prescindere». n
M. Bor.
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