Economia / Sondrio e cintura
Sabato 30 Aprile 2016
Bresaola, segno più: la produzione
e l’export crescono
Dati positivi in Valle dal settore alimentare. Bene Levissima, Galbusera, Del Zoppo e Pozzoli. Per Rigamonti torna il sereno e si parla di investimenti.
Niente crisi, siamo alimentaristi. E anche dove in passato si è sofferto, con numeri drammatici, ora la situazione migliora: è il caso della Rigamonti. Mentre nel complesso dell’economia valtellinese si parla di timidi segnali di ripresa, in questo settore - che dà lavoro a circa duemila dipendenti con contratti da dipendente - i dati sono positivi. Lo conferma l’analisi curata dalla Flai-Cgil del segretario Vittorio Boscacci, basata sulla mappa degli stabilimenti della provincia.
«Il settore dell’industria agroalimentare in Valtellina e Valchiavenna fa segnare un trend positivo – spiega Boscacci -. Basti pensare che aziende come Levissima, Galbusera, Del Zoppo e Pozzoli nel 2015 hanno aumentato i volumi e si prospetta un 2016 in crescita».
Ma l’attenzione della Camera del lavoro si concentra anche sul salumificio Rigamonti dopo la ristrutturazione per crisi aziendale iniziata nel 2013 con la perdita di 98 posti di lavoro su 250 dipendenti. «L’azienda nell’ultimo incontro che si è tenuto nella sede di Confindustria Lecco e Sondrio ci ha comunicato che nei primi mesi del 2016, c’è stata una crescita dei volumi di circa il 6%. Il fatturato del 2015 è stato chiuso con un dimezzamento delle perdite, che comunque ammontano alla consistente cifra di 2,5 milioni di euro. I vertici societari hanno rilevato che il contesto è più favorevole rispetto al passato e consente di cominciare a parlare nuovamente di investimenti, ad esempio con il potenziamento dell’area affettato. Queste sono le prime positive risposte a distanza di tre anni dell’apertura di procedura per crisi aziendale».
Una conferma importante arriva anche dal Consorzio di tutela bresaola della Valtellina, che ha ufficializzato la produzione del 2015 riferita alle quindici aziende consorziate. Ammontano a oltre 12.272 le tonnellate di prodotto certificato, per un valore alla produzione di 215 milioni di euro. Si registra un aumento rispetto al 2014 dell’1,2% e rappresenta ben il 70% dell’intera produzione di bresaola. Anche sulle esportazioni all’estero i dati sono positivi, in primis per l’apertura del mercato canadese e un deciso passo avanti nelle trattative per l’export di bresaola in Giappone, tanto che nel 2016 si dovrebbe partire con i primi invii del prodotto. «Queste notizie, compresi i dati riportato dal Consorzio, ci confortano rispetto a qualche tempo fa quando si parlava solo di un settore in crisi. Questo ci permetterà un confronto sempre più costante e costruttivo con l’obiettivo comune di creare nuova occupazione stabile e maggior profitto per le aziende che investono sul nostro territorio».
Ma l’analisi non è soltanto legata ai numeri. È anche una questione di qualità. Le organizzazioni sindacali rilevano che negli ultimi anni c’è stata una diffusione enorme del numero di lavoratori assunti non con contratti a tempo indeterminato, ma attraverso agenzie di somministrazione. Si tratta di persone che non hanno certezze e spesso lavorano per brevi periodi, con ripetuti rinnovi. «In diversi casi, anche rilevanti per l’importanza delle fabbriche, si supera il 40% di personale assunto con questa strategia. Ne va della qualità della vita e del lavoro delle persone. Purtroppo Jobs act in questo ambito ha voluto dire al massimo trenta assunzioni, non di più. Il lavoro somministrato è ancora più comodo per le imprese».
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