la Juventus si è aggiudicata il suo ventottesimo scudetto- o il trentesimo, stando al conto dei tifosi più accesi e del suo diesse Marotta - dopo un campionato davvero rimarchevole, con la miglior difesa e l'imbattibilità conservata fino all'ultima giornata, e probabilmente mantenuta, con la partita finale da giocare in casa.
È il coronamento di una stagione forse irripetibile, che da juventino non posso che applaudire, con l'inaugurazione del nuovo stadio, dimostratosi una roccaforte imprendibile, le magie di Del Piero mostrate anche nelle poche vere partite disputate, il “collettivo” - come dicevano i vecchi mister - a prova di bomba e un condottiero come Conte che mescola la sapienza calcistica di Guardiola all'estro di Mourinho.
In pochi avrebbero scommesso su questa squadra, visti i piazzamenti deludenti negli scorsi tornei, un nuovo allenatore e pochi nomi di spicco tra i giocatori, o perlomeno nessun “top player”, un termine forse oggi abusato. Però questo “modello Juventus”, che assomiglia più alle squadre straniere che alle nostre, si è dimostrato vincente su tutta la linea, e dimostra la bontà della società, rifondata dopo lo scandalo delle scommesse e la triste vicenda della “triade” Moggi, Giraudo e Bettega.
Ora da tifoso spero solamente che l'euforia per la vittoria non faccia perdere di vista l'altro obiettivo stagionale, la Coppa Italia, e la squadra si sappia rinforzare adeguatamente per la prossima Champions League. Che, insomma, la “fame” non sia già saziata con lo scudetto.
Alberto Fassina
Lecco
Caro Fassina,
complimenti alla Juventus, con due piccoli nei, però. Il primo: Conte ha mancato un po' di psicologia, perché nella partita del trionfo con il Cagliari avrebbe dovuto regalare una “passerella” a Del Piero, invece tenuto in panchina fino alla fine. Poi è necessario che gli ultrà juventini la smettano con i cori razzisti all'indirizzo dei giocatori di colore, sarebbe un pessimo biglietto da visita per il rinnovato ingresso in Europa.
Vittorio Colombo
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA