Bormio, caso Spechenhauser: anche i docenti scrivono una lettera

Mobilitazione per il dirigente sospeso. «Ha rinunciato ai compensi per i singoli progetti»

Nessuna intenzione di entrare nel merito del lavoro della magistratura o di sindacare e discutere la decisione dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia di sospendere dal servizio da inizio anno Bruno Spechenhauser, dirigente dell’Istituto Alberti di Bormio in ragione del procedimento giudiziario in atto relativo a presunti gravi illeciti avvenuti nel mondo della scuola durante la gestione del Provveditorato di Sondrio in capo a Fabio Molinari.

Ma la ferrea volontà di rappresentare a Luciana Volta, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, il valore aggiunto della direzione d’istituto di Spechenhauser dal suo arrivo, cioè dal settembre del 2018, alla sua sospensione, cioè al gennaio scorso, quella, sì. Quella è la leva che ha mosso i docenti dallo scrivere una dettagliatissima lettera alla dirigente regionale per rendere edotto il suo ufficio di quanto fatta da Spechenhauser in pochi anni «rinunciando volontariamente - scrivono i docenti in calce al lungo documento - alla percezione del compenso previsto per la figura o per l’attività svolta in relazione ai singoli progetti anche laddove fosse espressamente previsto».

Non solo per i genitori dei 750 studenti dell’unico istituto superiore presente in Alta Valtellina con i suoi molteplici indirizzi (liceo scientifico, delle scienze umane, linguistico, istituto tecnico di amministrazione-finanza-marketing e istituto tecnico turistico, e, ancora, istituto professionale alberghiero), per gli alunni e per gli ex alunni, per i pubblici amministratori e per il mondo delle associazioni che hanno rafforzato il rapporto con la scuola grazie al preside Spechenhauser, questo merito tutta la solidarietà del caso, ma anche i docenti sono usciti allo scoperto con un scritto in cui rendono conto della progettualità svolta in pochi anni.

Una dozzina i progetti descritti a partire da quello “Scuole a sport di montagna” che ha permesso a 150 iscritti di godere di una flessibilità di orario e di calendario così da poter proseguire negli allenamenti sportivi tenendo presente che 50 di loro sono atleti di interesse nazionale e internazionale e che l’obiettivo di Spechenhauser era quello di non far perdere loro l’opportunità di formarsi in classe e, insieme, distinguersi nello sport.

E, poi, il progetto “Studiare e vivere a Bormio”, con l’individuazione di location per ospitare gli studenti che arrivano da più lontano e anche da tutta Italia se iscritti a “Scuola e sport di montagna” e, ancora, solo per citarne alcuni tanti sono, i progetti “La scuola che farei”, il “Teatro incontro” e il “Progetto Labis”, che sta per Laboratorio di biomeccanica dello sport diretto dal docente Arrigo Canclini. Impossibile dar conto del dettaglio di quanto fatto, talmente tanto da far sentire, ora, l’istituto «orfano del proprio dirigente», dicono dal medesimo. E cresce la preoccupazione fra i docenti e la comunità per le sorti dell’istruzione in Alta Valtellina.

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