Bob contro albero: Diego non ce l’ha fatta

L’incidente di sabato a Semogo. Il bambino, di neppure 4 anni, è morto ieri alle 13 a Bergamo. Dimesso il fratellino. Il sindaco: «Ho letto affermazioni inopportune, stiamo vicini alla famiglia» - Aperto fascicolo per omicidio colposo.

Non ce l’ha fatta il piccolo Diego. Il bimbo di nemmeno 4 anni (li avrebbe compiuti il prossimo aprile) è spirato ieri alle 13, mentre era ancora ricoverato nel reparto di terapie intensive dell’ospedale Papa Giovani XIII di Bergamo.

Sotto choc la comunità di Semogo, frazione di Valdidentro in Alta Valtellina, che fino all’ultimo aveva sperato che quel brutto incidente non si trasformasse in tragedia. Diego sabato pomeriggio era davanti alla casa di montagna, in compagnia dei genitori e del fratellino di due anni, Simone. Mamma e papà erano lì, vicino a loro, mentre i bimbi giocavano a salire e a scendere dal bob con il quale papà Patrick spesso li faceva divertire su e giù per i prati vicino alla baita. Questione di un attimo. E i due fratellini si sono ritrovati non più a fingere di scendere in velocità, ma su quel bolide che scendeva lungo il pendio. Il papà li ha visti e si è gettato nella neve per fermarli, ma è riuscito solo ad affondare mentre i suoi due bambini scendevano giù per la discesa verso il bosco.

Poi lo scontro, contro un albero. Diego, che era davanti, si è procurato un forte trauma cranico. Simone, protetto dal fratello, è rimbalzato nella neve. I primi soccorsi li hanno ricevuti dai genitori che hanno dato l’allarme chiamando il 112. L’intervento è stato affidato all’eliambulanza di Como. Vista la gravità della situazione entrambi i piccoli sono stati elitrasferiti a Bergamo. Simone se l’è cavata con qualche escoriazione e poi è stato dimesso. Diego, invece, ieri pomeriggio è spirato.

La notizia si è diffusa in Alta Valle in poche ore e ha colpito la comunità di Semogo come un pugno allo stomaco. I convalligiani si erano riuniti in chiesa, domenica alle 17, e avevano pregato nella chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio accompagnati e sostenuti da don Giacomo Santelli. Una comunità molto unita e anche molto religiosa. Abituata a far fronte comune nelle disgrazie e a sorreggersi l’un l’altro. «È una tragedia immane che colpisce tutta la cittadinanza di Valdidentro e di Semogo in particolare», conferma il sindaco Massimiliano Trabucchi, che ieri ha trascorso la giornata al telefono: prima a chiedere notizie sulla salute del piccolo e dei suoi familiari e poi a testimoniare la sua vicinanza a una famiglia così duramente colpita.

Distrutti dal dolore mamma Monica e papà Patrick, operaio edile, entrambi classe 1988, tutti e due di cognome Lanfranchi. Lei, figlia di un noto imprenditore edile della zona, è molto conosciuta in paese anche per aver ricoperto il ruolo di presidente del consiglio comunale a Valdidentro tra il 2012 e il 2015. Poi, con l’arrivo dei suoi due bambini aveva abbandonato la vita amministrativa (e anche il lavoro di segretaria nell’azienda del padre) per dedicarsi interamente alla famiglia.

«L’incidente accaduto in Val Viola poteva capitare a chiunque», tiene a dire il primo cittadino, quasi a voler mettere a tacere la ridda di commenti che nelle ultime ore si sono scatenate sui social. «Ho letto affermazioni stupide, inopportune e irrispettose da parte di persone che evidentemente non vivono questo dramma che ha colpito tutta la nostra comunità. Persone che farebbero bene riscoprire il silenzio e a manifestare vicinanza a chi soffre senza emettere giudizi alcuni».

Ora si attende il rientro della piccola salma a Valdidentro, ma per poter fissare la data dei funerali alla famiglia serve il nulla osta del pm Marialina Contaldo, alla quale gli uomini del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Bormio oggi dovranno consegnare il verbale con la ricostruzione di quanto avvenuto e le prime testimonianze raccolte. Sotto il profilo giudiziario è d’obbligo l’apertura di un fascicolo che non sarà più per lesioni colpose, visto il tragico epilogo, ma per omicidio colposo.

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