L’assoluzione di Silvio Berlusconi nell’appello del processo Ruby non ha solo un risvolto giudiziario. L’annullamento dei sette anni di condanna stabilito dai giudici milanesi è ossigeno per il patto siglato con Renzi al Nazareno. La decisione del Tribunale di appello ha preso di sorpresa un po’ tutti, amici e nemici del leader di Forza Italia.
Ma una volta passato il momento dell’incredulità, è stato chiaro a tutti che l’intesa sulle riforme tra il premier e il Cavaliere era diventata a prova di bomba. Il leader di Forza Italia può gioire e rivolgere ai magistrati inusuali parole di stima e rispetto anche perché il campo degli oppositori del patto del Nazareno è ora in preda all’incertezza. La sentenza, infatti, ha messo in crisi chi dava per scontato che il Cavaliere stesse per scendere un altro gradino, probabilmente quello decisivo, verso la sua emarginazione politica. I frondisti di Forza Italia hanno qualche freccia in meno nelle loro faretre. Ma anche i Cinque Stelle, che hanno provato e inserirsi nel gioco a partita già avviata con la speranza di mettere in crisi il patto e di strappare una legge elettorale a loro gradita, devono prendere atto che non ci sono più grandi possibilità di manovra. È anche per questo che Grillo ha bruscamente deciso di cancellare i nuovi incontri in streaming con il Pd e di dichiarare il game over. La retromarcia di Grillo ha il significato di ricollocare il movimento Cinque Stelle nel suo spazio tradizionale di forza alternativa al sistema. Forse la mossa del leader pentastellato è stata troppo frettolosa; ma è anche vero che il Pd aveva fatto capire chiaramente al movimento cinque stelle che il loro tentativo di proporsi come alternativa a Forza Italia era destinato a restare una pia illusione e che comunque il partito di Renzi non avrebbe mai accettato manovre per ritardare il voto del Senato. Si vedrà se il «contrordine» di Grillo lascerà sul campo qualche vittima eccellente tra chi, come Di Maio, si era speso per far uscire il movimento dalla nicchia del partito che non scende a patti con nessuno. Forza Italia deve ora gestire nel migliore dei modi i frutti della sentenza di Milano. Qualcuno, come Brunetta, sventola le vecchie bandiere: commissione d’inchiesta sulla sostituzione di Berlusconi con Monti nel 2011 (un «golpe», nella vulgata di Forza Italia) e soprattutto pressing sul Quirinale affinché conceda la grazia a Berlusconi. Ma al momento le possibilità che dal Quirinale arrivi un provvedimento di clemenza per il Cavaliere sono pressoché nulle e le pressioni di Forza Italia in questa direzione rischiano di essere solo una battaglia di testimonianza. Il partito di Berlusconi, se gioca bene le sue carte, può invece capitalizzare il successo per cercare di spingere il governo a quella riforma della giustizia continuamente chiesta e mai realizzata.
Renzi, in ogni caso, può tirare un sospiro di sollievo: una conferma della condanna di Berlusconi avrebbe inevitabilmente avvelenato il clima e incattivito i falchi di Forza Italia, con il rischio di vedere scricchiolare il patto del Nazareno. Con la sentenza di Milano, invece, il premier può camminare su un percorso pressoché privo di trappole. E l’obiettivo di portare a casa il risultato del voto in Senato sulle riforme nei prossimi giorni oggi si avvicina.
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