Cronaca / Lecco città
Sabato 05 Novembre 2016
Banca Lecchese
Trattativa in salita
Dopo la decisione di chiudere le filiali e concentrare l’attività sulle sedi di Roma e Milano. Il sindacato: «La proposta di trasferimento nella capitale è irricevibile, chiediamo alternative percorribili»
È ancora tutta aperta su più fronti la trattativa fra Banca Lecchese e i sindacati dopo la recente decisione del Cda di chiudere tutte le filiali (Lecco, Bergamo e Monza) e concentrare l’operatività su due sedi a Roma e Milano, come vuole il nuovo piano industriale che prevede fra l’altro un forte spostamento del business sull’online.
Mercoledì prossimo, 10 novembre, proprietà e sindacati tornano ad incontrarsi a Milano per discutere sull’applicazione di quattro ipotesi, frutto di un precedente incontro fra le parti, dopo che i sindacati hanno avuto il via libera alla trattativa da parte dei lavoratori della sede lecchese riuniti l’altro ieri in assemblea.
Chiusura del rapporto di lavoro e riapertura di un nuovo rapporto come agente, trasferimento come dipendenti a Roma, dimissioni con incentivo, fuoriuscita utilizzando il fondo emergenziale di categoria sono le quattro ipotesi su cui si sta lavorando.
«Lavoreremo in ogni direzione - afferma Luca Dell’Oro, segretario e coordinatore provinciale della Fabi, il sindacato più rappresentativo in Banca Lecchese - dopo che noi insieme ai lavoratori abbiamo giudicato insufficiente la prima proposta ricevuta dalla banca in merito all’offerta di trasferimento a Roma dei lavoratori dando loro due mensilità come incentivo, ma a patto che siano i lavoratori a chiedere di volersi trasferire. Questa proposta della banca, che evidentemente non vuole supportare minimamente eventuali trasferimenti a Roma, ha il chiaro scopo di aggirare le norme e gli oneri previsti dal contratto nazionale in caso di trasferimento, a iniziare dal contributo per l’affitto della nuova casa fino a quanto previsto nel caso, ad esempio, in cui a trasferirsi a Roma sarebbe non solo il dipendente ma anche la sua famiglia».
Incentivo e trasferimento non sono archiviati, se ne riparlerà con l’obiettivo di alzare il primo e cambiare le condizioni per il secondo, con l’aggiunta delle altre tre nuove ipotesi, con forte attenzione sulla parte che riguarda l’uso del fondo emergenziale per la mobilità.
«È un aspetto da approfondire - afferma Dell’Oro -. Ora abbiamo incaricato un nostro rappresentante esperto del fondo di prendere contatto con la banca per spiegarne il funzionamento. Il fondo paga un’indennità per 24 mesi versando una quota aggiuntiva, di competenza a metà del fondo stesso e a metà della banca, rispetto alla Naspi per un risultato finale pari a un importo compreso fra il 60% e l’80% dello stipendio. Più lo stipendio è basso e più la percentuale si avvicina all’80%, e viceversa. In ogni caso, il dato finale è migliorativo rispetto alla Naspi».
La procedura scade a giorni, ma Dell’Oro confida che «la banca faccia uno sforzo per avvicinare le posizioni. Se c’è una concreta volontà si fa l’accordo».
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