Homepage / Merate e Casatese
Lunedì 03 Settembre 2012
Baccini: «Per la mia vita
ho scelto Imbersago»
Il cantautore genovese, a Lecco per fare il presidente della giuria alla Festa delle Note, racconta a La Provincia un sacco di aneddoti legati a Lecco, al Lecco e al Lecchese
Così parlando a Lecco, nell'ambito della Festa delle Note, con il genovese Francesco Baccini (qualche milione di dischi veduti fra la fine degli anni '80 e la metà degli anni '90) si può cominciare un'intervista parlando di... calcio.
Lui, genoano doc, che ricorda un Lecco con Mario Bortolazzi («ve le ricordate le sue punizioni al Lecco? A Genova le conoscevamo bene...»); di un Donadoni allenatore che.. «avrei creduto che dopo aver cominciato da voi, avrebbe fatto bene anche al mio Genoa, ma Preziosi lo ha esonerato».
Salvo poi scoprire che...
«Io ormai abito ad Imbersago da quasi vent'anni e mi ci trovo benissimo... A parte il fatto che lì sono tutti interisti e quando il Genoa perde con la squadra di Moratti, per me diventa difficile anche andare al bar».
Un buon modo per cominciare una chiacchierata su una carriera musicale straordinaria che parte da De Andrè e Tenco, e arriva fino ai successi con gli album "Cartoons"; "Nomi e Cognomi" e le tantissime canzoni che hanno segnato un decennio di cantautorato fra il serio e l'ironico, l'orecchiabile e l'indimenticabile...
«Io sono un genovese atipico - si racconta Baccini -. Uno di quelli che resta genovese dentro, ma a differenza di tutti i suoi concittadini sorride, pur rimanendo sostanzialmente un orso. Così mi trovo bene a Imbersago, a due passi dal lago, davanti ad un fiume bellissimo, vicino a Milano, ma lontano dal casino... D'altra parte è così da sempre: mi sono abituato a stare da solo, mi piace. Sin da quando a 14 anni per un malattia seria al bacino, dovetti stare un anno a letto. A quel punto cosa feci? Cominciai a leggere fumetti ed ascoltare musica, tanta musica. Fino a quando non arrivò mio cugino che mi regalò dischi di Luigi Tenco e Fabrizio De Andrè. Fu una folgorazione. È curioso se ci penso ora: di De Andrè diventai negli anni un amico carissimo, e di Tenco oggi porto in giro le canzoni nel mio ultimo tour. Strana la vita eh?...».
Ex adolescente grasso («a 16-17 anni pesavo oltre 120 chili»), oggi uomo attento sensibile, artista che non si piega. Chi è Baccini?
«Il successo? Solo con "Cartoons" e "Nomi e Cognomi" ho venduto più di un milione e 200mila dischi. Fu un "botto", il frutto di tanti sacrifici in giro fra le case discografiche milanesi, dormendo spesso in macchina, senza un soldo, fra un provino con Mara Maionchi ed uno con Caterina Caselli (che lo ha lanciato, nda). Sempre cercando di rimanere me stesso, cantandole chiare, come fanno tutti i genovesi, appunto, che non hanno peli sulla lingua...»
E non ti manca nemmeno il coraggio per scelte drastiche, costosissime.
«Sì, come quando ho abbandonato la Cgd (grande casa discografica internazionale. Nda) per un'etichetta indipendente. Cosa mi è costato? Il fatto che ho perso subito visibilità e tutto si è fatto più difficile. La gente mi chiede. "Ma da quando non fai un disco?" Io rispondo che negli ultimi anni ne ho fatti uscire cinque. Non lo avete saputo perché in radio non li fanno passare, perché le radio comandano e sono in accordo con le grandi case discografiche. Pentito della scelta? No, mai. Alla fine faccio quello che mi piace e non mi amareggia nulla, anche se anni fa a Sanremo avevo mandato un brano su Pantani, che mi fu bocciato dal mio ex manager, che era direttore del festival... Mi dissero che non era adatto a Saremo. E già, poi quell'anno all'Ariston cantarono Pupo ed il principe...».
Fiorenzo Radogna
© RIPRODUZIONE RISERVATA