Cronaca / Lecco città
Venerdì 09 Luglio 2021
«Aumento del Pil al 5%?
A Lecco si cresce di più»
Le ultime previsioni sul fronte italiano, Guido Baggioli (Mab): «C’è un’impennata degli ordini. Non va comunque dimenticato l’effetto dei prezzi»
La crescita è più decisa del previsto, tanto che la Commissione Ue ha rivisto al rialzo le stime per il nostro Paese: +5% per il Pil nel 2021 e +4,2% nel 2022, grazie alla risposta dell’attività economica, «più forte del previsto – scrive Bruxelles – dopo l’allentamento delle restrizioni».
Le aziende lecchesi, però, viaggiano a velocità anche superiore rispetto al 5% indicato per il Pil, anche se sarà necessario effettuare valutazioni precise per comprenderne al meglio qualità e impatto. A evidenziarlo è Guido Baggioli, direttore generale della Mab di Lecco, che ormai da mesi sta cavalcando l’onda di una ripresa sostenuta che promette di durare.
«Stiamo registrando un’impennata consistente delle richieste dei nostri clienti; un incremento che va ben oltre il 5% di cui si parla: attualmente, parlando di primo semestre 2021, siamo attestati al +54% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Questo è però poco indicativo, per i noti motivi. Prendendo come termine di paragone, invece, il 2018, il nostro migliore anno dell’ultimo decennio, registriamo uno scarto positivo di 13 punti, sia in relazione ai volumi che al fatturato. E le prospettive indicano una prosecuzione su questi livelli: l’obiettivo è continuare così per chiudere il 2021 tra +10% e +15%, sempre rispetto al 2018».
Il rimbalzo, quindi, c’è stato e alla Metallurgica Alta Brianza si lavora ormai da mesi a pieno ritmo, tanto che l’azienda non solo ha già inserito alcuni nuovi elementi nel proprio organico, ma è tuttora alla ricerca di altri addetti, che sarebbero preziosi per far fronte alla mole di commesse che piovono in viale Brodolini.
«Del 5% di aumento di cui si parla bisognerà capire quanto sarà effettivamente corrispondente al Pil e quanto invece sarà inflazione, perché i costi stanno esplodendo e questo comporta un aumento dei valori generalizzato. A drogare i dati sono i prezzi, che nell’acciaio per quasi tutte le materie prime sono letteralmente impazziti. Il costo delle nostre è praticamente raddoppiato, ma ci sono alcuni prodotti in metallo, come i coils, che sono triplicati».
Questo è ormai un elemento critico per la siderurgia. «Fatico a credere che tutta questa richiesta di materiale sia relativa all’economia reale. Sicuramente si sconta la grossa spinta a recuperare quello che si è perso l’anno scorso, quando la pandemia ha indotto gli operatori ad abbassare i magazzini e a recuperare liquidità perché ci si aspettavano conseguenze disastrose che, alla fine, non ci sono state. A ottobre ci si è resi conto che la ripresa non era un fuoco di paglia, ma i magazzini erano al minimo storico: lì è iniziata la corsa, su cui ha inciso anche la Cina, che da esportatore è diventata importatore».
Il momento, quindi, è complicato e si riflette anche sulle possibilità di far fronte agli ordini. «Non ci sono avvisaglie che il trend rallenti. E in queste condizioni, con una ripresa che si sta sentendo in modo molto intenso e la fermata di alcuni player importanti, si fatica a riscontrare positivamente le esigenze dei clienti».
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