Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 26 Maggio 2017
Alta Valmalenco: mille anni e non sentirli, pronto il sentiero verso il larice più vecchio
L’albero era in vita sicuramente nel 1007Si può raggiungere in un’ora e mezzo
Era un giovanotto all’epoca della Prima Crociata nel 1096 e, quando nel 1492 Cristoforo Colombo si imbarcò per la sua avventura americana, era un’arzillo vegliardo. Ma è ancora vivo. In discreta salute è a tutt’oggi, il larice più vecchio, con età certa, presente in Italia.
Un “tesoro” custodito nell’Alta Valmalenco, di cui ieri è stato presentato il sentiero che sale in Val Ventina, illustrato in un opuscolo scritto a più mani, dalla Comunità montana di Sondrio, il Cai della Valmalenco, il dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali dell’Università di Padova, il Consorzio turistico Sondrio Valmalenco, con il distretto del Commercio malenco.
Come ha garantito Marco Carrer, docente dell’ateneo padovano, il “grande vecchio”, che si trova a 2.160 metri di quota, «era sicuramente in vita nel 1007, ma la sua nascita è precedente di qualche decina d’anni». Una datazione, scaturita da studi approfonditi, condotti con rigore scientifico, ha spiegato ieri l’esperto presentando “Il sentiero del larice millenario” - partendo da Chiareggio è raggiungibile in un’ora e mezza circa di cammino -, insieme al presidente della Cm Tiziano Maffezzini e a Fabio Bardea, presidente del Cai Valmalenco. Sodalizio, che ha collaborato alla realizzazione dei percorsi per raggiunge il rarissimo esemplare.
«Una peculiarità del nostro territorio - ha rimarcato Maffezzini -, di estremo valore per la sua rarità, non solo dal punto di vista tecnico e naturalistico, ma anche turistico». Assolutamente casuale la scoperta del larice. Era il 1994, quando, «all’interno di un grande progetto europeo si era in quella zona – ha proseguito Carrer – per studiare i cambiamenti climatici nelle foreste. Quindi si andava a scandagliare tutte le zone al limite del bosco, in alta quota».
Ma come si è risaliti all’età? Utilizzando un semplice strumento, il succhiello di Pressler, e una scienza dal nome un po’ complesso, la dendrocronologia. Prelevando delle piccole carote di legno dal tronco, si sono potuti contare gli anelli, per proseguire poi con altre analisi scientifiche più approfondite.
«Abbiamo sistemato il tracciato per raggiungere il larice millenario - ha detto Bardea -, e realizzato un piccolo sentiero in tutta quella zona, abbastanza impervia», dove ci sono altri alberi, per lo più larici e alcuni cembri, tutti di una certa età, ma nessuno è più vecchio di lui. «Abbiamo anche posizionato un cartello esplicativo, nei pressi del rifugio Gerli-Porro».
«I territori vivono di esperienze e di natura: oltre che essere unico, è indubbiamente anche di grande interesse e da quanto è partito il progetto si è creato un nuovo flusso turistico» le parole di Roberto Pinna, direttore del Consorzio turistico Sondrio Valmalenco.
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