Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 08 Novembre 2013
Allarme Rigamonti, rischio
mobilità per 104 lavoratori
Lo prevede il piano di ristrutturazione presentato ieri dal Salumificio Rigamonti alle organizzazioni sindacali
Ben 104 lavoratori in mobilità. Lo prevede il piano di ristrutturazione presentato ieri dal Salumificio Rigamonti alle organizzazioni sindacali. A Sondrio nella sede di Confindustria si sono incontrati i rappresentanti dell’azienda – a cominciare dal manager Attilio Pellero, incaricato di affrontare questa fase di avvio della ristrutturazione -, i funzionari dell’associazione datoriale e il fronte sindacale guidato da Vittorio Boscacci (Flai-Cgil), Danila Barri(Fai-Cisl) e Donatella Canclini(Uila).
La procedura è stata avviata per i dipendenti degli stabilimenti di Montagna in Valtellina, Poggiridenti e Mazzo. Nello specifico per gli operai a Mazzo, su 40 addetti, si prevede un esubero di 11. A Montagna ci sono in organico 128 persone: 60 rischiano il posto. A Poggiridenti la mobilità riguarda 12 lavoratori su 33.
Per quanto riguarda gli impiegati, negli uffici di Montagna lavorano 59 dipendenti e i tagli sono relativi a 21 unità. In totale si parla di un numero massimo di 104 lavoratori, di cui 83 operai e 21 impiegati. I numeri sono altissimi, ma non si tratta di una notizia completamente inattesa. Già nel corso degli incontri con i sindacati delle scorse settimana i rappresentanti dell’azienda hanno illustrato l’inadeguatezza delle misure attuate negli ultimi anni per modificare il trend negativo in atto.
Il 2013 si chiuderà con una perdita rilevante e il deficit accumulato nell’ultimo quadriennio arriverà a superare i quindici milioni di euro. Roberto Aparecido Colacrai, amministratore delegato della società del gruppo Jbs, illustra le ragioni di questa situazione. «La congiuntura economica ha aggravato la situazione, rendendo ineludibili interventi significativi sulla struttura dei costi – spiega -. Non ci sono concrete possibilità che tale realtà possa modificarsi senza decisioni incisive e immediate. Ne consegue la necessità di avviare senza ulteriore ritardo una ristrutturazione che, nel rispetto dei ruoli, sia seguita da una fase di confronto serrato con le organizzazioni sindacali, in modo da identificare le soluzioni idonee a garantire all’azienda una prospettiva».
Nel corso delle prossime settimane è previsto l’avvio di un confronto approfondito con la controparte sindacale sui problemi strutturali che sono stati illustrati di recente nelle linee generali e sulle modalità più adeguate per affrontarli. «I tempi sono molto ristretti e le difficoltà da superare rilevanti. Confidiamo peraltro che, con l’impegno e il senso di responsabilità di tutti, sia possibile identificare e applicare soluzioni che consentano di continuare l’attività».
Tra gli obiettivi c’è quello di convincere gli azionisti a continuare a credere nella Rigamonti. «Ora è evidente l’importanza di un confronto costruttivo, basato sulla concretezza. Deve consentire di convincere gli azionisti della società sull’opportunità di continuare a credere nella validità di un investimento che salvaguarderebbe un importante presidio dell’eccellenza italiana».
Dopo la crisi di Riello del 2012, questa è sicuramente la situazione di allarme più grave per una singola azienda del territorio valtellinese. In questo caso c’è un elemento che rende ancora più grave la situazione: proprio quest’anno Rigamonti celebra i cento anni di attività. E come se non bastasse si tratta di un’azienda strettamente legata alla tradizione e a quella filiera agro-alimentare che rappresenta uno dei punti di forza dell’economia produttiva della provincia di Sondrio. Con questa richiesta di mobilità, anche il comparto alimentare entra a pieno titolo nel lungo e triste elenco dei settori in crisi. Fino a ieri, l’unica fonte di preoccupazione era la Frisia.
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