Allarme camionisti ed autisti a Lecco
e Sondrio: «Figure ormai introvabili»

Stress, impegno fisico e, soprattutto, orari di lavoro hanno reso questa professione decisamente meno attrattiva, in particolare, per i giovani. Senza contare che per mettersi alla guida di un camion è necessario conseguire la patente di guida professionale (CQC) che ha un costo di migliaia di euro

Camionisti, insieme anche agli autisti di mezzi pubblici, in calo e ormai introvabili. Ovunque. Si stima che in Italia siano almeno 22mila quelli che mancano. E in questo quadro che interessa l’Europa nel suo complesso, dove trovare autisti da mettere alla guida di un tir è diventata un’impresa quasi proibitiva, le province di Lecco e Sondrio non fanno eccezione. «Una situazione tragica» confermano pressoché all’unisono il presidente Fai di Lecco Fernando Battazza e il presidente di Confartigianato Sondrio Giorni Gritti.

Stress, impegno fisico e, soprattutto, orari di lavoro hanno reso questa professione decisamente meno attrattiva, in particolare, per i giovani. Senza contare che per mettersi alla guida di un camion è necessario conseguire la patente di guida professionale (CQC) che ha un costo di migliaia di euro. Ma anche laddove le aziende di autotrasporto o le associazioni di categoria, come nel caso di Confartigianato Sondrio con Synergie, propongono i corsi facendosi carico dei costi trovare candidati resta difficile. «Stiamo organizzando la seconda “Academy professione autista in Valtellina” per dare una mano alle imprese - dice Gritti - consentendo il conseguimento delle patenti e i titoli abilitativi per condurre mezzi pesanti, ma facciamo fatica a trovare chi voglia frequentarli». «La carenza di autisti nel settore del trasporto persone e del trasporto merci - confermano il presidente della categoria Autotrasporti di Confartigianato Sondrio Fausto Acquistapace e Daniele Gavazzi, vicepresidente e referente per il settore Trasporto persone - è uno dei tanti problemi che attanagliano le imprese dell’autotrasporto e della logistica che sembra non trovare ancora una soluzione stabile. Il progetto dell’Academy prova ad andare incontro alle necessità delle aziende del territorio, formando nuovi conducenti e rivalutando, al tempo stesso, la figura e la professione dell’autista».

Secondo un recente studio della Cgia di Mestre rispetto al 2019 il numero dei titolari della Carta di qualificazione del conducente (CQC) di merci è diminuito di quasi 410mila unità. Cinque anni fa erano poco meno di 1,2 milioni, ora sfiorano quota 770 mila. Se la coorte dei giovanissimi (con meno di 25 anni) è in aumento del 65,9 per cento (anche se in valore assoluto si registra un modesto +2.855), le fasce demografiche tra i 30 e i 54 anni hanno subito un vero e proprio crollo (mediamente del 45/50 per cento). Gli over 50 sono poco più di 412mila, pari al 53,7 per cento del totale: è prevedibile che fra 10 anni la stragrande maggioranza di loro uscirà dal mercato per raggiunti limiti di età. Che significa che un autista su 2 lascerà definitivamente la guida professionale senza che ci sia chi lo sostituirà. Almeno fintanto che il trend attuale non verrà invertito. Per farlo, secondo Battazza andrebbero riviste le regole europee attualmente in vigore perché se è sacrosanto tutelare la sicurezza sulle strade, è pur vero che i limiti stringenti imposti agli autisti allontanano i giovani dalla professione. «La situazione è tragica - dice il presidente Fai di Lecco -. I ragazzi si avvicinano sempre meno al nostro mondo che implica grossi sacrifici. Di fatto con le regole europee esistenti l’autista sale sul proprio mezzo la domenica sera e, quando va bene, scende il sabato. Le ore di riposo e di guida imposte non permettono di sgarrare. Ma se si vuole agevolare l’ingresso dei giovani andrebbe rivisto il regolamento». Battazza fa un semplice esempio: «Un autista che abbia finito le ore di guida, pur trovandosi a 15/20 minuti da casa, non può rientrare se non rischiando multe salatissime. E’ chiaro che in queste condizioni, ipotizzando di dover rimanere lontano da casa 7 giorni su 7, altrimenti il mezzo non ha resa, sono sempre meno coloro che vogliono salire su un tir».

Negli ultimi 10 anni lo stock complessivo delle imprese di autotrasporto presenti in Italia è diminuito di 21.248 unità. Se nel 2013 erano 101.935, nel 2023 sono scese a 80.687 (-20,8 per cento). Sicuramente le crisi economiche che si sono succedute hanno contribuito in misura determinante a ridurre la platea delle imprese del settore. Senza contare che soprattutto nel Nord si è fatta sentire la concorrenza dei vettori stranieri, in particolare quelli provenienti dall’Europa dell’est. Complessivamente, sempre secondo i dati della Cgia di Mestre, a Lecco le aziende di autotrasporto sono 430 e a Sondrio 378.

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